PALERMO – Aumenti in vista, ma non per tutti. Al comune di Palermo, ente alle prese con l’approvazione di un nuovo piano di riequilibrio che dovrà evitare il dissesto, si discute da mesi infatti dell’adeguamento dei gettoni di presenza degli inquilini di Sala delle Lapidi: un provvedimento che ha riscosso un consenso praticamente trasversale e su cui l’amministrazione guidata da Roberto Lagalla si è impegnata a trovare le risorse in bilancio.
L’aumento, è bene ricordarlo, riguarda in realtà tutti i comuni italiani ed è previsto dalla Finanziaria dello scorso anno: dal 2024 i sindaci metropolitani guadagneranno quanti i presidenti di regione, i sindaci di città sopra i 100 mila abitanti l’80% dei presidenti di regione, percentuale che scende al 70 per i centri dai 50 mila ai 100 mila residenti e così via. Un ritocco all’insù che annulla i tagli operatori in passato e che procede per gradi: aumento del 45% già nel 2022, del 60% nel 2023 e del 100% dal 2024.
Rincari che già valgono nel resto d’Italia, ma che in Sicilia (regione a statuto speciale) vanno invece recepiti, cosa che è avvenuta con la Finanziaria regionale dello scorso anno ponendo i costi a carico degli enti. E qui sta il problema: secondo la Segreteria generale, infatti, l’aumento varebbe in automatico per sindaco, vice, assessori e presidenti dei consigli comunali ma non per i semplici consiglieri, il cui gettone (nel caso di Palermo) ad oggi vale 97,61 euro a seduta. E Liotta cita una circolare del giugno dello scorso anno, emanata dalla Funzione pubblica, per precisare che la nuova norma non incide sull’importo dei gettoni, ma solo sul tetto massimo. Da qui l’interlocuzione con la Regione e l’Anci “in relazione all’opportunità che la stessa associazione si possa fare parte diligente presso il competente Ministero affinché venga adottato il Decreto Ministeriale di cui all’art. 82, comma 10, T.U.E.L., che si tradurrebbe in un adeguamento/incremento dell’attuale gettone così come determinato a legislazione vigente”.