I giovani e la violenza. Aiello: "Equilibrio tra rieducazione e severità" - Live Sicilia

I giovani e la violenza. Aiello: “Equilibrio tra rieducazione e severità”

Parla il magistrato dei Tribunale per i minorenni
REATI IN AUMENTO
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PALERMO – “Che succede ai nostri giovani? Credo che sia cambiata la società, anche noi genitori abbiamo le nostre responsabilità. Le famiglie sono spesso assenti”, dice Nicola Aiello, giudice del Tribunale per i minorenni di Palermo. Giornalmente si confronta con la devianza giovanile che sfocia in reati violenti.

Aiello ha lavorato per anni al Tribunale ordinario, poi la decisione di cambiare: “Mi ero sempre ripromesso nel momento in cui avessi avuto la consapevolezza di guardare più ai numeri che non alle persone sarebbe stato necessario cambiare lavoro. Quando fai processi con 1.400 imputazioni diventano numeri e non persone. Qui ho ritrovato la dimensione umana del lavoro”.

“Hai la sensazione di potere fare qualcosa – aggiunge – la Costituzione dice che la pena deve avere una una funzione rieducativa. Ecco, credo che ciò sia possibile per i minorenni ma solo a a condizione che si incida sulle famiglie”.

Come ci si riesce? “Intanto sottolineando che reati sessuali, atti persecutori, bullismo e altro ancora riguardano tutte le famiglie non solo quelle emarginate. Bisogna andare nelle scuole per una attività preventiva. Bisogna spiegare a un figlio che baciare la compagna contro la sua volontà è un reato, così come può diventarlo mandare una raffica di messaggi. Spesso i genitori non ne sono consapevoli e di conseguenza non possono spiegarlo ai figli. Stiamo programmando delle iniziative per coinvolgere il mondo della scuola”.

Dalle statistiche degli uffici della Procura minorile palermitana emerge un forte incremento dei reati – lesioni personali, risse e violenza sessuale – in cui sono coinvolte baby gang. A Palermo e in provincia sono morti due giovani in discoteca. Uno ucciso a colpi di pistola e l’altro, a Balestrate, presi a calci al culmine di una rissa. Senza dimenticare i casi dello stupro del Foro Italico e la terribile vicenda avvenuta alla Villa Bellini di Catania.

Qualcosa è cambiato anche sul fronte della repressione. La magistratura ha un’arma in più per arginare il senso di impunità che sembra dilagante fra i giovani. Dopo lo stupro di due cugine di 10 e 12 anni avvenuto a Caivano da parte di un gruppo di minorenni il governo ha voluto il decreto che porta il nome del comune campano.

“Prima era previsto che i minori potessero essere messi alla prova per tutti i reati – spiega Aiello – anche per l’omicidio pluriaggravato. Ciò comportava la consapevolezza che si potessero evitare le conseguenze di un reato. Ora non è più così, era necessario mettere un limite di fronte alle esigenze delle persone offese che devono avere giustizia. Mettiamoci nei panni della ragazza di Catania e dei familiari. Ci si deve interrogare sul perché si commette un reato grave, tentare di aiutare chi lo ha commesso a prenderne coscienza in ottica rieducativa. Ciò non toglie naturalmente l’esigenza della severità”.

Infine Aiello torna sulla scelta di cambiare ufficio: “Tra le ragioni della mia c’è stata anche quella della consapevolezza di incorrere nel rischio che rimanessi intrappolato in una sorta di narcisismo professionale che a volte mi portava a leggere i giornali per verificare la rilevanza mediatica dei miei provvedimenti – conclude Aiello -. E un buon magistrato non dovrebbe mai fare questo e anzi dovrebbe disinteressarsi del tutto della consenso o della disapprovazione della collettività rispetto ai suoi provvedimenti”.


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