Palermo: la gravidanza, la depressione: la morte di Aurora e i dubbi

La gravidanza, la lite, la depressione: cosa non torna nel suicidio di Aurora

Aurora Maniscalco
Nella cartella clinica c'è scritto "aggressione fisica"

PALERMO – Il funerale di Aurora Maniscalco non ha certo chiuso le indagini. Il fascicolo della Procura di Palermo per istigazione al suicido resta aperto.

Ci sono aspetti da chiarire. Ad esempio quelli legati ad un aborto e ad una misteriosa aggressione fisica.

I pubblici ministeri stanno finendo di raccogliere il materiale necessario: si va dal cellulare della giovane hostess palermitana morta a Vienna, consegnato dai familiari alla polizia palermitana, al plico degli accertamenti eseguiti dall’autorità giudiziaria austriaca che aveva chiuso il caso come suicidio o incidente.

Nel fascicolo, però, al momento mancano elementi decisivi per le indagini. Gli stessi medici legali che hanno eseguito l’autopsia hanno chiesto le fotografie del luogo dove è avvenuto il decesso senza le quali è impossibile valutare i segni trovati sul corpo della ventiquattrenne.

A proposito dell’esame autoptico: la ragazza ha riportato delle ferite al torace ma secondo i medici è atterrata sulle gambe dopo essere precipitata dal terzo piano. Circostanza che secondo la letteratura scientifica citata dall’avvocato Alberto Raffadale, legale dei familiari, non sarebbe compatibile con il gesto volontario.

Le istanze della famiglia si ripetono per chiedere nuovi accertamenti. Incrociando le notizie fin qui raccolte, tra Vienna (dove è stato nominato un legale) e Palermo si può provare a ricostruire il caso.

Aurora è precipitata dal terzo piano dalla casa in cui viveva alle 22:46 circa del 21 giugno 2025. Non intorno all’una come inizialmente ipotizzato. Conviveva con Elio Bargione, unico presente nell’abitazione oltre alla vittima e ora indagato dalla Procura di Palermo per istigazione al suicidio. Ai poliziotti austriaci il fidanzato ha detto che Aurora si era lanciata nel vuoto al culmine di una lite con reciproche spinte.

Avrebbe fatto riferimento al fatto che Aurora era depressa, faceva uso di droga e aveva già tentato il suicidio in passato dopo che nell’ottobre 2024 aveva perso il bambino che portava in grembo.

Due donne testimoni oculari avrebbero confermato di avere sentito le urla del litigio e di avere visto Aurora lanciarsi da sola nel vuoto. Elio Bargione, dicono, ha tentato di trattenerla. Solo che della loro testimonianza, raccolta verbalmente nell’immediatezza dei fatti, non ci sarebbe traccia nel fascicolo. Non sarebbero state sentite a sommarie informazioni.

La ragazza è morta dopo alcune ore di agonia. In ospedale, nella cartella clinica, c’è traccia della richiesta dei sanitari di eseguire un’ispezione cadaverica. Avrebbero mostrando dubbi sulla natura accidentale o sull’ipotesi suicidio. Al contrario la Procura di Vienna non ha ritenuto necessaria l’autopsia.

I parenti di Aurora chiedono di valutare le dichiarazioni di Bargione che all’inizio avrebbe sostenuto di trovarsi in cucina quando la ragazza si è lanciata nel vuoto. Poi però ha detto di avere tentato di salvarla. Circostanza per altro confermata dalle due testimoni.

Una cosa certamente non torna: l’interruzione della gravidanza non risale ad ottobre 2024 ma al 12 maggio 2025. C’è un referto del 9 maggio dell’ospedale Villa Sofia Cervello di Palermo in cui c’è scritto la paziente “riferisce aggressione fisica“.

Chi era l’autore dell’aggressione fisica citata nella cartella del pronto soccorso? Cosa era successo ad Aurora poco più di un mese prima dalla tragedia? Troppo poco tempo, in ogni caso, secondo la famiglia, per sviluppare una sindrome depressiva di cui non aveva mostrato i segnali nella sua quotidianità.

Altra certezza: gli esami tossicologici a Vienna hanno escluso che avesse fatto uso di droghe. I familiari chiedono di sequestrare gli indumenti della ragazza che si trovano ancora all’ospedale generale di Vienna. L’analisi potrebbe fare emergere la presenza di tracce biologiche estranee alla hostess. Oggi l’ultimo saluto ad Aurora Maniscalco, ma le indagini proseguono.


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