PALERMO – C’è un ordine di indagine della Procura della repubblica di Vienna. La magistratura ha ufficialmente riaperto il caso sulla morte di Aurora Maniscalco, l’hostess ventiquattrenne di Palermo che viveva nella capitale austriaca.
Nella notte tra il 21 e il 22 giugno scorsi la ragazza è deceduta dopo essere precipitata dal terzo piano di un appartamento lungo la Universumstrasse.
L’impulso alla riapertura dell’inchiesta è arrivato dal padre di Aurora, Francesco Maniscalco, che si è affidato agli avvocati Alberto Raffadale e Andrea Longo.
L’autorità giudiziaria viennese ha indicato i punti da sviluppare nell’ordine di indagine. Il fascicolo è a carico di ignoti.
Innanzitutto bisogna ascoltare i due testimoni che dissero di avere visto la ragazza precipitare dal balcone e l’ex fidanzato, il palermitano Elio Bargione, unico presente nell’appartamento al momento del decesso, tentare di salvarla.
Bisogna valutare le eventuali differenze fra i ricordi dei testimoni e le dichiarazioni rese nell’immediatezza dei fatti. Chi e come ha redatto il primo verbale?
Aurora è caduta dal terzo piano intorno alle 22:40. Bargione, indagato dalla Procura di Palermo per istigazione al suicidio, ai poliziotti austriaci ha detto che Aurora si era lanciata nel vuoto al culmine di una lite con reciproche spinte.
Le due donne testimoni
La polizia ha ipotizzato il suicidio facendo soprattutto riferimento alla testimonianza di due donne, madre e figlia. Si era detto che avrebbero sentito le urla e poi visto Aurora lanciarsi da sola nel vuoto. Solo che grazie al lavoro dei legali è emersa una crepa: della loro testimonianza, raccolta verbalmente nell’immediatezza dei fatti, non ci sarebbe traccia nel fascicolo. Non sono state sentite a sommarie informazioni.
Le versioni differenti
In uno scambio di e-mail dell’1 settembre con l’avvocato Longo, madre e figlia, hanno precisato di avere visto la povera Aurora quando stava già precipitando. Non l’hanno visto “né tirarla indietro né spingerla”. Dunque sarebbe smentita la versione iniziale secondo cui, la madre avrebbe dichiarato di avere visto il fidanzato tentare di trattenere la hostess prima che si lanciasse nel vuoto. La figlia ha inoltre ribadito di non avere assistito alla scena né prima, né durante poiché si trovava in un’altra stanza.
Il fidanzato di Aurora Maniscalco
Ecco perché saranno sentite entrambe. Stessa cosa per Bargione, che ai poliziotti austriaci ha detto che Aurora si è lanciata nel vuoto al culmine di una lite con reciproche spinte.
I legali chiedono di ricostruire l’esatta dinamica della caduta, cominciando dall’analisi dell’appartamento. Le richieste della famiglia Maniscalco sono state accolte, ma non è ancora chiaro come si procederà.

