Palermo, il consiglio comunale si raddoppia i gettoni di presenza

Palermo, i consiglieri comunali si raddoppiano i gettoni di presenza

Approvata la delibera col rincaro del 100%
SALA MARTORANA
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PALERMO – Il raddoppio dei gettoni di presenza adesso è realtà: il consiglio comunale di Palermo ha infatti approvato, in meno di un’ora, l’aumento del 100% degli emolumenti per chi è stato eletto lo scorso anno. Un primato in qualche modo, visto che quello del capoluogo è il primo comune in Sicilia ad applicare anche ai consiglieri (comunali e di circoscrizione) il raddoppio in vigore dal primo settembre per il sindaco e gli assessori.

Palermo, aumenti del 100%

Non che sia una novità: i rincari sono ormai una realtà in tutta Italia, tranne in quelle regioni a statuto speciale a cui è servita una norma di recepimento. La Sicilia ha prima fatto sua la legge che ha equiparato lo stipendio dei sindaci delle città metropolitane a quello del governatore e poi, con un emendamento al Collegato bis, ha dato il via libera anche al ritocco per i consiglieri; ritocco possibile fino al 100% e che a Palermo è stato deciso di applicare per intero.

Al voto nessun contrario

La delibera, fortemente voluta dal sindaco Lagalla, è stata votata da tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione: su 34 presenti i favorevoli sono stati 30, con la sola astensione di Concetta Amella e Antonino Randazzo del Movimento cinque stelle, del consigliere Alberto Mangano e del presidente Giulio Tantillo. E in effetti i grillini non hanno fatto le barricate nemmeno all’Ars, dove si sono detti contrari non in linea di principio ma per la disparità degli aumenti con i comuni più piccoli.

Le cifre

Il gettone passa così da 97,61 a 191,92 euro, per un massimo di 23 in un mese (quindi 4.140 euro lordi) e sempre legato alla presenza effettiva: l’unico emendamento presentato è servito a correggere l’importo indicato nella delibera e al centro di una diversa interpretazione da parte degli uffici. Per quanto riguarda le circoscrizioni, i presidenti arriveranno a 3.588 euro lordi al mese (il 40% dell’indennità degli assessori) e il gettone dei consiglieri arriverà a 95,96 euro (la metà di quello dell’omologo comunale), per un tetto massimo di 1.794 euro al mese.

Rifondazione: “La politica non abita a palazzo”

Il provvedimento non è certo popolare e i consiglieri ne sono consapevoli: il dibattito è stato breve e gli unici interventi sono serviti a spiegare il perché degli aumenti, provando così a prevenire eventuali dissensi. Un timore, neanche troppo velato, che ha portato i consiglieri a discutere della delibera in occasione delle conferenze dei capigruppo, lontani dalle telecamere, addirittura ribattezzandola con epiteti calcistici (come “Sampdoria”) per esorcizzarne i possibili risvolti polemici che però non sono mancati.

“La politica non abita più al palazzo – attacca il segretario cittadino Ramon La Torre – La questione è stata trattata solo sotto l’aspetto della legittimità giuridica e contabile, nessuna riflessione di tipo politico nè sull’opportunità di evitare di procedere su questa strada in un momento in cui si chiede e si impone austerità alla città o nei giorni in cui la scuola dell’infanzia della Kalsa chiude le porte a 80 bambini del quartiere. La politica è assente, come lo è stata in altre occasioni che avrebbero dovuto sollecitare forti riflessioni in materia di pianificazione ovvero nell’approvazione del piano di alienazione del patrimonio comunale, o nella mancata discussioni sulla mission delle partecipate e che si vorrebbero privatizzare”.

“Decentramento mai attuato”

“A un anno dall’insediamento dell’amministrazione Lagalla, le circoscrizioni tornano a chiedere a gran voce il decentramento – si legge in una nota dei consiglieri di circoscrizione Simone Aiello, Mari Albanese, Sandro Amore, Fabrizio Brancato, Saverio Bruschetta, Massimo Castiglia, Giacomo Cuticchio, Mirko Dentici, Simona Di Gesù, Adele Di Prima, Giovanni Galioto, Emanuela Lo Nardo, Emanuele Marino, Nella Maniaci, Antonio Nicolao e Pasquale Tusa – Uno dei cavalli di battaglia di Lagalla in campagna elettorale è stato il tema del decentramento. È trascorso poco più di un anno dall’insediamento dell’attuale governo della città ma nulla sembra muoversi. Il capoluogo siciliano versa in uno stato di abbandono e in un degrado palese ai cittadini e ai moltissimi turisti che passeggiano le vie della città tra bellezza millenaria, sporcizia, strade sdrucite e buie e spazi verdi in stato di semiabbandono. Le circoscrizioni, che dal dialogo quotidiano con i cittadini producono atti ufficiali quasi sempre disattesi dagli organi competenti, sono le prime fruitrici di un disagio sociale ed economico che si fa strada con sempre maggiore veemenza e che rimane inascoltato dalla compagine del centro-destra di Palazzo delle Aquile. Dal centro alle periferie, manca una visione politica complessiva della città, perché tutte le energie politiche del sindaco sono state spese a dialogare col Governo Nazionale e Regionale, non per cercare fondi e aiuti per migliorare le condizioni dei nostri quartieri ma per trovare una soluzione impellente all’aumento delle indennità della giunta e dei gettoni di presenza del consiglio comunale e dei consiglieri di circoscrizione. Nulla che non sia in linea con quanto previsto dalla legge, pure legittimo se si esce fuori da ogni ipocrisia, ma resta il fatto la situazione dei conti rimane drammatica e i limiti dell’attuale amministrazione si sono palesati questa estate: Palermo da un lato avvolta dalle fiamme, dall’altro il suo verde pubblico lasciato morire al caldo rovente non prevedendo interventi per le nostre ville e i nostri giardini, cosi come le strade, ridotte quasi tutte a groviera e sistematicamente sporche. Palermo merita di essere aiutata e per far questo bisogna iniziare dal basso, dunque dalla partecipazione dei cittadini e delle cittadine alle scelte della città, ad esempio munendo immediatamente di autonomia finanziaria e operativa gli otto organi amministrativi preposti già presenti sui territori, cioè da una visione pragmatica che parta proprio dalle circoscrizioni, le città dentro la città. Che la stessa energia venga impiegata dal primo cittadino per portare a termine almeno una rivoluzione del suo programma elettorale: il decentramento. Dopo un anno c’è bisogno di passare dalla nebulosa delle belle parole alla concretezza del buon governo”.


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