Palermo, numeri da paura | Pesano i troppi gol subiti - Live Sicilia

Palermo, numeri da paura | Pesano i troppi gol subiti

Il sesto ko di fila può lasciare il segno. Domenica arriva la Lazio: sfida al limite dell'impossibile.

calcio - serie a
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PALERMO – Per la prima volta in due mesi e mezzo, Roberto De Zerbi è stato a rischio esonero. In seno alla società il moderato ottimismo si è tramutato in preoccupazione dopo la sesta sconfitta consecutiva. Febbrili i contatti tra Zamparini, i suoi consiglieri e il d.s. Faggiano. Il ritiro non ha sortito gli effetti sperati. I problemi non diminuiscono, semmai subiscono un incremento. Difficoltà di natura emotiva, oltre che tecnica, affliggono il Palermo: i rosa vanno in vantaggio, mettono la gara su binari ideali per costruire un risultato positivo e improvvisamente scompaiono dal campo. Era successo con Torino e Udinese, medesima situazione si è ripresentata a Bologna. La tensione nervosa continua a rappresentare un punto debole per i rosa. Nestorovski non smette di buttarla dentro con regolarità, per il resto c’è ben poco da salvare della prova in terra emiliana. La squadra di De Zerbi si scioglie come neve al sole dopo venti minuti. Trovato il pari, i rossoblu tengono costantemente il pallino del gioco concedendo poco o nulla agli avversari. Da Costa non corre rischi e per il Palermo il nero diventa ancora più nero: sesta sconfitta di fila, la settima nelle ultime otto partite, la nona nelle 13 gare sin qui disputate.

Se è vero che ai numeri non si sfugge, ad allarmare sono anche le 26 reti incassate. Una media di due gol subiti ogni 90 minuti che imporrebbe ai rosanero di segnare un numero pari o superiore di marcature per riuscire a portare a casa un risultato positivo: missione impossibile per una compagine sin qui mai capace di siglare più di un gol a partita, per un totale di 10 centri: sette messi a segno da un solo giocatore, Nestorovski, oltre a due autoreti (contro Inter e Roma, assegnate dall’attuale sistema di attribuzione a Rispoli e Quaison) e all’illusorio colpo di testa vincente di Chochev col Torino. Come dire: senza il macedone non si segna. Il Palermo si perde in accenni di buona volontà, finendo per produrre poco e subire tanto. Anzi, troppo. Gli errori sono evidenti e non sfuggono all’attenzione del campo, giudice severo nei confronti di un gruppo e di un allenatore a cui non possono essere imputate chissà quali responsabilità.

Difficoltà strutturali ed errori dei singoli si ripresentano con svizzera puntualità sfida dopo sfida: sulla punizione di Viviani, c’è la papera di Posavec. E la prestazione da incoraggiante si tramuta in insufficiente. Al centro della difesa tocca a Cionek la croce del colpevole (c’è il suo zampino nei primi due gol felsinei), il fantasma di Hiljemark continua a vagare in mezzo al campo alla ricerca di un’identità o forse di una squadra disposta a rilanciarlo, come più volte sottolineato da Zamparini. Nella partita che lo riportava nell’undici titolare, Diamanti sceglie di non lasciare traccia, rimediando solamente i fischi dei suoi ex tifosi. L’iniziale verve di Rispoli e Aleesami sugli esterni sembra essersi esaurita. L’esperienza di Gazzi e la tecnica di Bruno Henrique non bastano per reggere e costruire. Sallai è impalpabile. Il Palermo rimane in fondo al gruppo, in compagnia di Pescara e Crotone. Domenica arriva la Lazio. Il rischio è quello del pranzo indigesto.


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