Palermo, il “caso Milazzo” e le tensioni del centrodestra

Palermo, il “caso Milazzo” scoperchia tutte le tensioni del centrodestra

La maggioranza di Lagalla traballa

PALERMO – Il “salto” di Giuseppe Milazzo sul banco della presidenza di Sala Martorana, che temporaneamente ospita il consiglio comunale di Palermo, ha fatto rapidamente il giro di giornali on line e televisioni varcando subito lo Stretto. Un gesto che, ammettono gli altri consiglieri, “nessuno si aspettava” ma che la dice lunga sulle condizioni della maggioranza di Roberto Lagalla che da qualche giorno non riesce nemmeno ad aprire le sedute.

Il gesto di Milazzo

Un copione che ieri ha avuto il classico colpo di scena: all’orario previsto, e con insolita puntualità, Milazzo (capogruppo di Fdi ed eurodeputato) ha chiamato l’appello sancendo la mancanza del numero legale. La seduta però è proseguita con il vicepresidente Giuseppe Mancuso, del gruppo del sindaco, che ha provato a riportare la calma richiamando l’appello e stavolta trovando i numeri. Mossa che ha scatenato le proteste di Milazzo che, al rifiuto di Mancuso di dargli la parola, con uno scatto degno di un atleta è salito sul banco della presidenza fra lo stupore del vicepresidente, colto alla sprovvista, e del resto dell’Aula.

Le divisioni della maggioranza

Al di là dell’aspetto più folcloristico della vicenda, però, il “salto” ha quantomeno avuto il merito di far emergere le profonde divisioni che attraversano il centrodestra. La coalizione di governo, che ha dato via libera agli strumenti finanziari, non è infatti riuscita a fare passi in avanti sul regolamento movida, facendo registrare uno stallo contro cui le minoranze hanno avuto gioco facile a puntare il dito, con tanto di scontro qualche settimana fa tra la nuova Dc, partito dell’assessore Giuliano Forzinetti, e Fdi. Ma la querelle sugli atti da affrontare (tra cui la mozione sulla trascrizione delle famiglie omogenitoriali) è il sintomo di un malessere più profondo che attraversa una coalizione che appare sempre più senza una regia o quantomeno una guida e su cui più di qualcuno vorrebbe mettere il cappello.

Scontro tra Fi e Fdi

Sullo sfondo rimane il braccio di ferro tra Forza Italia e Fratelli d’Italia che va avanti da mesi: chiuso il capitolo della giunta, ieri i meloniani hanno colto la palla al balzo per sparare a zero contro la conduzione dei lavori e quindi contro il presidente, l’azzurro Giulio Tantillo. Milazzo parla di “strana linea, sostenuta pure da alcuni di Forza Italia” ma sono i compagni di partito a menare fendenti. “Il gruppo di Fratelli d’Italia chiede concretezza e tempestività nell’affrontare le urgenze della città – dice il coordinatore Antonio Rini -. Vogliamo tempi certi sulle priorità degli atti da approvare che, categoricamente, non posso essere diversi da quelli contabili e sulla movida”.

“Siamo agli sgoccioli ed entro fine anno è necessario approvare debiti fuori bilancio, tariffe, variazioni di bilancio e tanto altro. Duole constatare – rincara la dose il vicesindaco Carolina Varchi – la cattiva gestione dei lavori d’Aula che sta solo creando confusione e tensioni all’interno della maggioranza, creando così i presupposti per la provocazione di Milazzo, costretto a fare sentire forte la nostra voce”. Non da meno il presidente provinciale Raoul Russo che parla di “gestione discutibile dei lavori”.

Tantillo: “Chiediamo scusa alla città”

Il sindaco Lagalla ieri non era in città e quindi ha dovuto seguire da lontano il travaglio della sua maggioranza, dentro cui adesso si chiede un chiarimento ufficiale specie dopo che è stata revocata sine die la conferenza dei capigruppo. Non entra in polemica Tantillo che però chiede scusa alla città: “E’ stata la pagina più amara della storia del consiglio comunale – dice a LiveSicilia -. Una pagina da archiviare subito. Non posso fare altro che chiedere scusa ai palermitani, specie in un momento così particolare; non entro nel merito della vicenda ma non si può e non si deve arrivare a tanto, siamo il consiglio della quinta città di Italia. Esprimo infine solidarietà al collega Mancuso”.


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