PALERMO- L’uomo che racconta il dolore della sua morte e il miracolo della sua rinascita parla anche con la voce della donna che gli sta accanto, bevendo un caffè macchiato ai tavolini di un bar, in una bellissima giornata di settembre palermitano, spiata da via Libertà.
Lui, Rosario Terranova, magnifico attore, e lei, Elisa Parrinello, magnifica artista, figlia di magnifici artisti, si scambiano l’eco delle loro parole alla vigilia di un appuntamento che ha il gusto fortissimo della vita abbracciata di nuovo, quando sembrava perduta.
Il 5 e il 6 ottobre prossimi, ai Cantieri Culturali della Zisa, andrà in scena ‘Piccolo Fiore’ di Elisa Parrinello e Salvo Rinaudo, con Rosario Terranova protagonista.
“Il cinque ottobre dell’anno scorso – dice Rosario – ero morto, per un arresto cardiaco, proprio durante le prove di questo spettacolo. Essere sul palco, un anno dopo, ha un significato profondo per me”.
“Sono tornato a Palermo nel 2019, dopo un periodo vissuto a Roma – racconta Rosario -. Non facevo più teatro dai tempi del ‘Gruppetto’ (famoso nel cabaret del passato, ndr) e non volevo più saperne. Mi chiama Elisa e mi offre ‘Piccolo fiore’. Mi domanda: ‘So che sei lontano, è impossibile…’. E io le rispondo: ‘Guarda che sono ritornato, sono qui, alla Zisa, a pochi passi…’. Niente accade mai per caso”.
Si incontrano, Elisa e Rosario, ricominciano a frequentarsi da vicino, a costruire, a progettare, per amore dell’arte – ‘amici per la pelle’, come si definiscono – e, nel 2023, si impegnano per riportare ‘Piccolo fiore’ al pubblico. La prova generale è fissata per il cinque ottobre.
“Quella mattina – racconta Elisa – Rosario non sta bene, si vede. ‘Vuoi un po’ d’acqua…’. ‘Sì…’. Ma lui sta sempre peggio. Esce dalla zona in cui stiamo provando. Improvvisamente si accascia, è praticamente morto. Chiamo aiuto. Arrivano fantastici ragazzi della Protezione civile, che sono lì, gli praticano un messaggio cardiaco”.
Elisa racconta: “E’ come se vedessi la morte con gli occhi. La morte che mi sorride beffarda, ancora una volta. Avevo già perso mio papà Vito, uno strappo crudele. Chiamo l’ambulanza. Rosario riprende conoscenza, si salva”.
L’uomo che ha narrato la sua fine e la sua rinascita, scambiando la voce con la sua amica per la pelle, respira a fondo l’aria fresca di settembre, ai tavolini del bar. “Devo dire grazie a tanti: a Elisa, a chi mi ha soccorso, ai bravissimi medici dell’ospedale ‘Ingrassia’. Sì, ero morto e, invece, sono qui a spiegare la mia storia”.
Il cinque ottobre 2024, un anno dopo, sarà un giorno bellissimo per ricordare che il teatro è vita. Ma non per modo di dire.