PALERMO – È una storia dalle mille sfaccettature ancora tutte da chiarire. Conferma la ramificata rete di relazioni di Sabrina De Capitani e apre un fronte investigativo che dalla Sicilia arriva fino in Vaticano.
La Procura di Palermo ritiene che si tratti di un caso di corruzione sulla scia degli altri contestati alla dimissionaria portavoce del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Il giudice per le indagini preliminari non la pensa alla stessa maniera, tanto che due anni fa non ha autorizzato nuove intercettazioni derubricandola in traffico di influenze.
“Investimenti pubblici”
Dagli atti dell’inchiesta emerge il rapporto fra De Capitani e un ingegnere-imprenditore agrigentino. Entrambi hanno mostrato “l’interessamento a diverse iniziative d’investimento bandite da enti pubblici”. Si va dai “lavori di valorizzazione di Palazzo Dagnino”, in piazza Verdi a Palermo, di proprietà dell’Arcidiocesi, alla “acquisizione di alcuni immobili oggetto di dismissione da parte del Pio Albergo Trivulzio di Milano”, passando per la “intermediazione nell’acquisto di società alberghiere di lusso in Sicilia”.
“Ti dà l’appuntamento in Vaticano, il monsignore”
Nelle conversazioni intercettate dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria si faceva riferimento ad un appuntamento fissato a marzo 2023 con “un monsignore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica“. “Ti dà l’appuntamento in Vaticano, eh, il monsignore”, diceva De Capitani. “Ci vieni pure tu?”, chiedeva l’ingegnere. Risposta: “Ma stai scherzando? Ma certo. lo mica mi fido di te. Business is business”.
In realtà l’incontro sarebbe stato sospeso, visto che avevano appreso che la vicenda riguardava la sola arcidiocesi di Palermo. Meglio temporeggiare e “disturbare” il monsignore soltanto nel caso in cui qualcun altro fosse intervenuto per “cunzargli la festa” intromettendosi nell’affare.
Al momento il prelato che è “un’eminenza non serve, non è pertinente. Sarebbe un viaggio a vuoto, capito?”. De Capitani ribatteva: “Va bene, ok… no, al di fuori che ci andiamo a prescindere, ovvio, ma ci andiamo perché magari tu puoi chiedergli sul territorio siciliano che cos’hanno… e allora sul territorio romano non ti può interessare prendere qualcosa a Roma?”.
“Gestisce il mondo”
Meglio temporeggiare per sfruttare eventualmente in futuro la carta di “quel signore… gestisce non Roma, gestisce il mondo. Questo signore qua. Questo è praticamente, che ti posso dire, il ministro dell’Economia del Vaticano”. Nel frattempo avevano sondato il terreno con qualcuno che lavora in segreteria, il quale gli avrebbe detto che il monsignore (che potrebbe essere all’oscuro di tutto ndr) “non ama molto l’intervento dei politici, facciamola pulita… voi fate il percorso, io lo sostengo e facciamo in modo che lo incontriate”.
La borsa Prada per De Capitani
Qualche giorno dopo sarebbe emersa la necessità di fissare l’appuntamento perché, diceva l’ingegnere, “con quelli là della Curia di Palermo è finita a tarallucci e vino”. “Allora dobbiamo entrare in gioco noi?”, chiedeva la donna. “Eh certo… e la borsa a che serviva, gioia, scusa?”, rispondeva l’imprenditore che aveva regalato una borsa a De Capitani.
Il gentile omaggio – una borsa Prada del valore di 4 mila euro – era “soltanto un sinonimo di amicizia, rispetto per la tua persona che ha buon gusto e che sicuramente questa borsa se la ricomprerà cento volte con i soldi che faremo”. L’imprenditore agrigentino faceva un riferimento ad un collega ingegnere “che ha in mano tutte le cose più grosse che fanno a Palermo ce l’ha questo ingegnere, no?”.
La stessa De Capitani raccontava ad un’amica la storia della borsa: “… passo insieme a lui davanti da Prada e vedo la borsa di Swarovski, quella da quattromila euro… andiamo a far colazione e dopo cinque minuti mi chiama la direttrice di Prada e mi dice ‘Sabrina De Capitani?, dopo venga qua che c’è un presente per lei’”.
“Mi hai fatto fare un business”
L’uomo le avrebbe spiegato le ragioni di quel costoso regalo: “Tu mi hai fatto fare un business perché l’ho aiutato con il Pio Alberto Trivulzio su a Milano, che poi ho fatto vincere una gara d’appalto importante… lui diceva che era anche per quello ma non ci credo”.
Una delle prime persone con cui ne parlò fu Galvagno: “… allora sono andata a casa, l’ho lasciata trenta secondi… mi chiama Gae e mi dice ‘che spacchio è sta roba?’, gli ho detto boh non lo so, un tipo che mi ha fatto un regalo”.
I finanzieri annotano nell’informativa che il “business” di cui parlavano potrebbe essere la gara per “la dismissione di immobili da parte del Pio Albergo Trivulzio”. E non sarebbe l’unica commessa che fa capolino nelle intercettazioni, che vanno approfondite, sulla rete di relazioni di Sabrina De Capitani.

