PALERMO – L’assoluzione per Antonio Ingroia è piena. La Corte di Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, azzera la condanna di primo grado a un anno e 10 mesi per l’ex pubblico ministero imputato di peculato per le vicende legate a Sicilia e -Servizi.
Accolto il ricorso degli avvocati della difesa Enrico Sorgi e Mario Serio. Revocata la condanna inflitta in primo grado per il peculato dovuto al rimborso delle spese di vitto e alloggio, e riconosciuta l’insussistenza del fatto legato all’indennità di risultato. Per quest’ultimo capo di imputazione in Tribunale l’assoluzione era stata pronunciata con la formula perché il fatto non costituisce reato (mancanza di dolo).
L’indagine prima, e il processo poi, nascevano da una segnalazione della Corte dei conti relativa al periodo in cui Ingroia, scelto dall’ex governatore Rosario Crocetta, era stato nominato amministratore della società partecipata regionale Sicilia e-Servizi. Secondo la ricostruzione della procura di Palermo, che non ha retto, Ingroia si sarebbe appropriato di indennità non dovute quando era liquidatore. All’ex pm si contestava la percezione di una indebita indennità di risultato e di rimborsi. Per tre mesi, nel 2013, Ingroia ricoprì l’incarico di liquidatore, ma invece di chiudere la società ottenne utili per circa 150mila euro.
Secondo i pm, bypassando l’assemblea dei soci, l’ex magistrato si sarebbe assegnato in conflitto di interessi un’indennità di risultato di 117 mila euro. Ai raggi X i rimborsi per le spese di viaggio. Dovuti solo per i trasporti, stabiliva una norma regionale, estesi a vitto e alloggio da Ingroia con una delibera che lui stesso aveva firmato. In 20 mesi di viaggi tra Roma, città in cui viveva dopo aver lasciato la magistratura, e Palermo, dove ricopriva la carica di amministratore della società, solo di alberghi e ristoranti avrebbe speso 37 mila euro, tutti pagati dalla Regione. Oggi l’assoluzione piena da tutte le accuse.
“Ci sono voluti sette anni ma alla fine giustizia è fatta – ha detto Ingroia – . E’ stato riconosciuto che il mio lavoro in Sicilia e-Servizi è stato corretto e ha fatto risparmiare milioni di euro ai contribuenti siciliani. Ho ridotto le spese di quel carrozzone da qualche centinaio di milioni di euro a sette milioni. Ho presentato denunce sugli sperperi degli anni passati, ma anziché perseguire quei filoni sono finito io sotto accusa in fondo per inezie rispetto allo sperpero degli anni passati”.
“Alla fine la giustizia ha trionfato – aggiunge Ingroia –. Sono stati sette lunghi anni in cui sono stato oggetto di sciacallaggio politico mediatico, ma alla fine la verità è emersa grazie a un’istruttoria approfondita fatta dai giudici della corte d’appello di Palermo”.