PALERMO – Alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è stata scoperta la targa all’ingresso dell’aula bunker del carcere Ucciardone, intitolata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Presenti anche Lucia e Manfredi Borsellino, figli del giudice ucciso in via D’Amelio, e Maria Falcone, sorella di Giovanni.
Ad accogliere il Presidente della Repubblica il sindaco Roberto Lagalla, il governatore della Sicilia Renato Schifani, il presidente dell’Assemblea siciliana Gaetano Galvagno e il prefetto reggente Anna Urora Colosimo. Presenti anche il ministro dell’Interno Piantedosi e il ministro della Giustizia Nordio.
La cerimonia è stata il momento del ricordo e dell’analisi. Il presidente della corte d’appello di Palermo Matteo Frasca ha aperto la cerimonia di intitolazione. “Il dolore delle vittime è anche il nostro ed è sempre vivo e spesso non neppure lenito dall’accertamento della verità, ha detto Frasca aggiungendo: “In quest’aula, esempio unico di efficienza nell’edilizia giudiziaria, costruita in sei mesi per lo svolgimento del maxi processo, grazie al lavoro unico di Falcone e Borsellino, alle loro intuizioni e alla loro rivoluzionaria consapevolezza della specificità Cosa nostra si è potuto celebrare un dibattimento che ha segnato la storia della lotta alla mafia”, ha aggiunto.
Frasca ha ricordato l’isolamento e gli attacchi subiti specialmente da Falcone e il senso dello Stato dei due giudici che, nonostante le difficoltà, non si sono mai fermati e hanno sempre manifestato il loro rispetto per le istituzioni”. Un tema quest’ultimo oggetto anche dell’intervento del ministro della Giustizia Nordio.
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Il successo di Falcone e Borsellino ha, infatti, ricordato Carlo Nordio “fu seguito da polemiche corrosive, Falcone e Borsellino erano svincolati dalle parrocchie ideologiche. Le maggiori critiche vennero loro rivolte proprio da una parte della magistratura e furono critiche che addolorarono l’ultimo periodo di vita di Falcone, ma lui non si arrese”.
“Falcone e Borsellino – ha detto il Guadasigilli – seppero distinguere i veri dai falsi pentiti e nell’istruire il maxiprocesso fecero un lavoro monumentale ma quando portarono Gli imputati alla sbarra le prove erano solide e al termine la corte d’assise irrogò condanne severe. Per la prima volta Cosa nostra fu decapitata nel rispetto della legalità costituzionale e con la forza del diritto”. “Verranno ricordati per sempre – ha concluso – per aver servito il paese con professionalità e coraggio”.
“Nella magistratura si è fatta ammenda degli attacchi che isolarono Falcone e Borsellino ma la ferita sarà cicatrizzata solo quando si arriverà alla piena verità sulle stragi”, ha detto il vicepresidente del Csm David Ermini intervenendo alla cerimonia.
“Il ricordo dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – è il ricordo del presidente della Regione Renato Schifani -, da trent’anni ormai, resta indelebile nelle nostre coscienze e nei nostri cuori, nella consapevolezza che ciascuno deve fare la propria parte nel contrasto alla criminalità organizzata: politica, magistratura, forze dell’ordine e società civile, a partire dai nostri giovani. Per loro dobbiamo coltivare la memoria di quanti hanno sacrificato la vita per servire lo Stato. La giornata odierna – ha aggiunto – costituisce un ulteriore tassello per onorare non soltanto i giudici Falcone e Borsellino ma tutte le vittime di mafia”
Alla cerimonia anche l’intervento del sindaco Roberto Lagalla. “Il Maxiprocesso alla mafia ha segnato una linea di demarcazione indelebile nella lotta dello Stato a Cosa nostra. L’Aula bunker del carcere Ucciardone è il luogo simbolo del “Maxi” e intitolarlo a coloro che possono essere considerati i “padri” di quel processo, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è un atto doveroso nei confronti dei due uomini dello Stato che hanno svelato al Paese il vero volto dell’organizzazione mafiosa e che, proprio grazie al Maxiprocesso, hanno fatto crollare il mito di una mafia invincibile”, ha affermato il primo cittadino palermitano. “Per un momento così importante e denso di significati – ha aggiunto – ringrazio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che testimonia la vicinanza dello Stato alla nostra città nel contrasto quotidiano alla criminalità organizzata”.
Poco prima Lagalla, rispondendo ai cronisti al margine della cerimonia, ha commentato la scelta dell’ex magistrato Alfredo Morvillo di non partecipare all’evento nell’aula bunker dell’Ucciardone alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. “Rispetto – ha detto il sindaco di Palermo – le opinioni di tutti e ognuno è libero di pensare ciò che crede. Io so quello che pensa questa città so cosa significa fare il sindaco di questa città e so che nessun tipo di ombra grava o può gravare su questa amministrazione”.