PALERMO– “Noi siamo quelli con la porta sempre aperta. Chiunque arrivi, non gli chiediamo chi è o chi non è. Lo accogliamo e basta”. Così parla Domenico Simonetti (al centro), farmacista, tifosissimo del Palermo, scrittore di pensieri che sfiorano il cuore, coltivatore della gioia di vivere, comunque sia. Dalla Farmacia delle Poste di via Roma, ‘Mimmo, come lo chiamano, osserva con un periscopio questi tempi pandemici e confusi. Da qualche parte c’è un ricordo di attimi forse più felici: una foto (tutti abbracciati, quando si poteva) con i giocatori del Palermo che fu, in cui spiccano Cavani e Pastore. “La gente viene, chiede vaccini e ancora i vaccini antinfluenzali non ci sono. E’ un frangente complicato, ma ce la faremo, dai…”.
Le farmacie e il vaccino che non c’è
Sì, il passaggio è tosto. Il Coronavirus ha desertificato le città, abbassando saracinesche, sigillando portoni. E sul territorio, con non moltissimi altri, sono rimaste appunto le farmacie. Il 5 ottobre, in Sicilia, è cominciata la campagna di vaccinazione antinfluenzale, consigliatissima per non intasare ospedali e medici di base, nell’anno del Covid, e per non creare disordine. Le dosi stanno arrivando ai medici che dovranno garantire le fasce protette (LEGGI QUI) Ma le farmacie, se non interviene qualcosa, non avranno le quantità necessarie per quelli che, al di fuori delle categorie raccomandate, vorranno vaccinarsi perché è giusto così. Un bel problema.
“Noi abbiamo fatto il possibile – dice il dottore Roberto Tobia, palermitano, segretario nazionale di Federfarma -. In Sicilia, l’assessore Razza ha garantito ampia disponibilità. Abbiamo preso atto e apprezzato, vedremo cosa accadrà. C’è anche l’impegno del ministro Speranza per una questione che è di tutta Italia. L’unica strada che resta è l’importazione di dosi vaccinali dall’estero. Ma non dipende certo dai noi. Il tempo stringe e se non si cambia rotta, oltre le fasce che sappiamo, pochissime persone saranno coperte dalla vaccinazione con eventuali conseguenze di non facile gestione. Penso al caos e al panico che si potrebbero creare con un colpo di tosse, con uno starnuto…”.
Una preoccupazione condivisa dal dottore Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo: “C’è stata una sottovalutazione nella conferenza Stato-regioni e la faccenda rischia di diventare complicata, come per le mascherine agli inizi. Aspettiamo sviluppi”.
“Non sappiamo niente”
Il dottore Mario Bilardo, navigato farmacista che conosce la città con le sue facce e le sue storie, è presidente dell’Ordine di Palermo. Ovviamente, conferma: “Le richieste per il vaccino antinfluenzale sono tantissime. Tutti hanno capito il messaggio. I colleghi hanno già ricevuto da quindici a trenta prenotazioni a testa, ora ci siamo un po’ fermati perché la verità è che non sappiamo niente, se non che, per ora, non abbiamo vaccini. E’ una situazione di incertezza che crea molti disagi. La gestione della pandemia, durante il lockdown – continua il dottore – è stata pesante e lo è tuttora. Noi siamo il collante con i cittadini. Noi siamo quelli che, oltre a erogare un servizio, plachiamo le ansie, diamo conforto alle paure. Non possiamo dire che è tutto a posto, se non è così. Da quando faccio questa professione, è il momento più difficile”.
Il farmacista. La figura più solenne, come il medico, già in antichi giochi da bambini. Una presenza perenne che, perennemente, infonde fiducia. Ora la categoria è in trincea, anche se non molla. Mimmo Simonetti, dall’altro capo del telefono, come sempre, parla in contemporanea con dieci interlocutori dal vivo: “Come stiamo? Vuoi sapere come stiamo? Aspetta che lo chiedo ai miei amici qui. Come stiamo, ragazzi? Ecco… Mi rispondono che, nonostante tutto, la vita è bella”. Non è il vaccino, non è la terapia che allontana l’inquietudine. Ma saperlo aiuta.