PALERMO – Con i soldi delle aziende che gestiva su incarico dei Tribunali l’amministratore giudiziario Maurizio Lipani avrebbe comprato una casa che vale oltre 600 mila euro.
Il Tribunale per le misure di prevenzione, su proposta della Procura di Palermo e del direttore della Dia di Palermo-Trapani, ha sequestrato un immobile di 12 vani, 280 metri quadrati in via Gioacchino Di Marzo successivamente ceduto alla società Pura Pasion, anch’essa colpita dal provvedimento.
L’immobile è lo stesso sequestrato, come aveva ricostruito Livesicilia, dal giudice in fase di indagini preliminari. L’ossatura del provvedimento è rappresentata dalle indagini della Direzione investigativa aveva portato all’arresto di Lipani, finito ai domiciliari per la mala gestio di due imprese affidategli dal Tribunale di Trapani in amministrazione giudiziaria.
Nei guai anche la moglie
Lo scorso novembre è stato emesso un nuovo ordine di arresto (ai domiciliari con il braccialetto eletteronico) per l’amministratore giudiziario. Nei guai è anche la moglie, Maria Teresa Leuci, a cui è stato imposto il divieto di esercitare la professione di commercialista.
Marito e moglie sono stati condannati rispettivamente a 5 anni e 4 mesi e a 2 anni. Si sarebbero appropriati di beni di pertinenza della amministrazione giudiziaria di società riferibili a Mariano ed Epifanio Agate, padre e figlio, mafiosi di Mazara del Vallo. L’inchiesta era della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
“Sistema consolidato”
Lipani confessò, ma gli investigatori della Dia andarono avanti e scoprirono “un consolidato sistema in base al quale il commercialista operava numerosissimi prelievi di contante e bonifici dai conti delle società di cui era amministratore, alcuni dei quali giustificati come pagamento di fatture emesse dalla moglie commercialista anche se mai autorizzate da parte del giudice delegato”.
“Io escluso dal sistema Saguto”
Gli agenti spulciarono i conti che riguardavano i seguenti patrimoni, per lo più in confisca definitiva: “ditta Pietro Parisi”, “Rà Gioielli di Raffaele Sasso”, “ditta a Giuseppe Alamia”, “Pierina Fiorello”, “Lorenzo Altadonna”, “Maria Biondo”. Nessuno avrebbe controllato e Lipani, che disse di essere stato “escluso dal sistema Saguto”, ne avrebbe approfittato.
“Noi quando abbiamo fatto il mutuo per via Gioacchino Di Marzo lo abbiamo fatto 100 mila euro in più per coprire Amadeus”, diceva la moglie. Si tratta della Amadeus Spa, dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, oggi latitante a Dubai, che gli era stata sequestrata su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e affidata a Lipani.
Le intercettazioni
La donna aggiungeva: “Questi erano gli accordi fra me e te, tu ieri mi hai detto che non glieli hai messi, dover sono andati 110 mila euro?”. La risposta di Lipani era chiara: “… ce li ho messi ma poi a poco a poco me li sono ripresi”. Altrettanto chiare le parole della donna: “Mauri ma sei malato?“.
La Procura e la Dia ritengono che Lipani sia un soggetto socialmente pericoloso e hanno proposto l’applicazione della sorveglianza speciale. L’udienza è convocata per il 22 aprile.