Palermo, l'omicidio in discoteca: "L'ho ucciso per difendermi"

Palermo, l’omicidio in discoteca: “L’ho ucciso per difendermi”

Il luogo dell'omicidio in discoteca
Il racconto del diciassettenne e del fratello

PALERMO – Si sono difesi ed è finita nel sangue. Così raccontano i due fratelli fermati per la vicenda che ha portato alla morte di Rosolino Celesia. Il più giovane, 17 anni, è accusato di omicidio. Il più grande, 23 anni, di avere detenuto l’arma usata per il delitto alla discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo di quest’ultimo. Resta in carcere.

Il racconto dei fratelli

Il racconto dei due fratelli parte dal collegamento con una rissa avvenuta alla Vucciria un mese fa. Due gruppi se le diedero di santa ragione, come spesso accade nelle notti senza regole di Palermo, e fra questi c’erano anche Celesia e i due arrestati. Il maggiorenne, G.O., pescivendolo e padre di un bambino, avrebbe riportato le conseguenze peggiori. Si parla di una ferita causata da un colpo di bottiglia. Ed è proprio temendo nuovi scontri che il diciassettenne, M.O,., si sarebbe armato. Avrebbe comprato una pistola a Ballarò per essere pronto a difendersi qualora fosse stato aggredito da Celesia. La portava sempre con sé, anche la notte del Notr3.

“Siamo stati aggrediti”

Una volta giunti in discoteca si sarebbero accorti che c’era anche Celesia. Non avevano un appuntamento. Frequentavano stessi luoghi e stessi locali.
Ancora una volta, raccontano i fratelli, sarebbe stato l’ex promessa del calcio ad aggredirli. Il maggiorenne sarebbe stato massacrato di botte fino a perdere i sensi. Al giudice avrebbe mostrato i segni dei colpi ricevuti. Ed è ora che, aggiunge il minorenne, per difendere il fratello (forse lo credeva morto) e temendo che fosse lui il prossimo obiettivo di Celesia, avrebbe fatto fuoco nel corridoio che conduce all’ingresso posteriore della discoteca.

I video dell’omicidio

Il corpo è stato trascinato in strada, i due fratelli si sarebbero disfatti della pistola gettandola in mare a Vergine Maria. Gli agenti della sezione omicidi della squadra mobile hanno in mano alcuni video che immortalano le scene all’esterno del locale. Si parla anche di una seconda pistola, questa giocattolo, ed è quella che si vede in mano al maggiorenne nel frame estrapolato dai video. La versione dei due fratelli viene fuori incrociando il racconto reso dal maggiorenne davanti al giudice per le indagini preliminari Giuliano Castiglia e la versione raccontata dal diciassettenne al suo legale, l’avvocato Vanila Amoroso. Per il minorenne l’udienza di convalida si svolgerà il giorno di Natale.

Ci sono, infatti, due fascicoli aperti. Uno è coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vittorio Coppola, l’altro è stato aperto dal procuratore dei minori Claudia Caramanna.

I dubbi degli investigatori

Il racconto dei due ragazzi non convince fino in fondo gli investigatori. Ci sono dei passaggi confusi. Il più giovane potrebbe essersi addossato la colpa dell’omicidio per salvare il fratello visto che non è prevista la condanna all’ergastolo per i minorenni. E poi c’è la questione della pistola: girava armato per difendersi in caso di aggressione oppure era uscito quella notte con l’obiettivo di punire Celesia? Ci sono bande di ragazzi che ammorbano con la violenza le notti di Palermo. Basta un piccolo pretesto per scatenare il caos. Si muovono in un sottobosco dove potrebbero esserci altri interessi in ballo: dallo spaccio di droga al controllo degli ingressi in alcuni luoghi di divertimento della città.


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