PALERMO – Una storia di mafia e affari, di amicizie vecchie e nuove. Di legami suggellati anche scegliendo la Sicilia come location per sposarsi.
Giuseppe Calvaruso e Giuseppe Bruno sono gli uomini chiave del blitz della guardia di finanza che ha svelato l’ultimo capitolo degli investimenti mafiosi in Brasile. Un groviglio di società, soprattutto immobiliari, su cui ancora indaga la Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Da Bagheria al Brasile
Giuseppe Bruno è figlio di Francesco, imprenditore di Bagheria e pregiudicato per reati finanziari. Del padre si parlava già negli anni Novanta. Il collaboratore di giustizia Angelo Siino, l’uomo del controllo illecito degli appalti pubblici, individuò in Francesco Bruno l’anello di congiunzione fra i Greco di Bagheria e Bernardo Provenzano. I beni di Bruno senior furono sequestrati, ma una parte venne poi restituita.
“Nel 1995 gli hanno un sequestro a suo padre settecento miliardi di lire, pensa suo padre era uno degli imprenditori più forti di tutta la Sicilia… poi gliel’hanno dissequestrato il patrimonio. Quello che hanno fatto a Riccione è impressionante”, diceva Calvaruso boss di Pagliarelli.
La tappa in Emilia Romagna
È in Emilia Romagna che nel 2001 Giuseppe Bruno si è trasferito. Qui ha costituito varie società fra cui “Gli Aironi” (a cui successivamente avrebbe fatto capo il resort Heron’s Bay di Marsala) e la “Saninvest” alle cui dipendenze sarebbe stato assunto proprio Calvaruso. Un impiego necessario per ottenere nel 2016 la libertà vigilata dopo avere finito di scontare una condanna per mafia.
Dichiarato fallito dal tribunale di Rimini, Giuseppe Bruno si è trasferito prima in Svizzera e poi nel 2016 a Natal in Brasile. Durante il periodo romagnolo ha aperto una società nella cui compagine c’era anche Domenico D’Amico legato da un vecchio rapporto fiduciario con Vincenzo Cascino, esponente di vertice del mandamento di mafioso di Pagliarelli.
Giovanni Motisi e l’ergastolano
D’Amico e Cascino furono arrestati insieme nel 2012. Cascino a sua volta era legatissimo a Calvaruso che nel 2016 parlando di lui lo definiva “un fratello più grande”. Spiegava che “Pippo Guttatauro pendeva dalle sue labbra” e con “Giovanni u longo” (Giovanni Di Giacomo storico killer di Porta Nuova ed ergastolano ndr) lo stesso Cascino era “compare”.
Cascino e Calvaruso, per stessa ammissione del boss, erano gli unici che si potevano permettere di “andare dal pacchione” e cioè da Giovanni Motisi, l’ultimo dei grandi padrini latitanti.
Tutti insieme a Natal
Non sorprende dunque che nel novembre 2019 Giuseppe Calvaruso abbia raggiunto Giuseppe Bruno a Natal in Brasile dove ha potuto sviluppare i progetti imprenditoriali grazie al supporto del faccendiere romano Pietro Ladogana, prima che quest’ultimo incappasse in una brutta storia di omicidio.
Nella città brasiliana ha trovato un’altra vecchia conoscenza, Antonino Spadaro, già condannato per mafia, figlio del boss della Kalsa, Tommaso, e fratello di Francolino.
Nino Spadaro viene definito “facilitatore” nella trama dei rapporti intrattenuti tra Bruno e Pietro Ladogana. Un ruolo ancora tutto da chiarire. Al momento, secondo il giudice per le indagini preliminari Walter Turturici sarebbe confermato il ruolo di Spadaro nel passaggio di alcune somme di denaro dall’Italia al Brasile attraverso la madre di Bruno, Anna Maria Simoncini.
Il matrimonio a Bagheria
Ci sono, però, dei fronti investigativi aperti. Nel 2019 Ladogana ha scelto una villa di Bagheria per festeggiare il suo matrimonio. Tra gli invitati c’erano pure Antonino Spadaro e la madre di Bruno che si premurò di inviare delle fotografie al figlio in Brasile. Secondo gli investigatori, i festeggiamenti sarebbero serviti per suggellare “la joint venture” fra Giuseppe Calvaruso e Giuseppe Bruno.
Il 12 agosto 2017, il giorno che Francolino Spadaro venne scarcerato, Calvaruso mandò la sua Range Rover con un autista a prendere l’amico appena scarcerato a Melfi. Prima di rientrare a casa fecero tappa a Perugia dove don Masino, oggi deceduto, stava scontando la sua condanna a 30 anni agli arresti domiciliari per motivi di salute.
Dal cellulare di Nino Spadaro gli investigatori hanno estrapolato le fotografie del rientro a casa dopo gli anni di carcere, i saluti, le confidenze. E ci sono pure dei messaggi che vanno analizzati con cura. Sembrano rimandare ad affari in corso.
Le chat con Spadaro
Giuseppe Bruno avvisava Antonino Spadaro di essere arrivato a Hong Kong. Lo informava ad esempio della vendita di “quattro terreni” che “hanno una valutazione di quasi 600.000 reals (la moneta brasiliana ndr)” , ma “con 200 glieli diamo in blocco”.
A volte nei messaggi Bruno si sfogava. In un momento storico sembrava avercela con Calvaruso che definiva “l’insaziabile” che “non si accontenta fino a quando non rompe il giocattolo”. Lo criticava per alcuni interventi tardivi: “Aspetta che vince il cavallo per dire quando prende il premio che era socio del cavallo… il cavallo senza mangiare però muore… ha pagato la razione del cavallo?”.
Spadaro ascoltava e diceva “chiamami, calmati”. Era un consigliere o aveva un ruolo negli affari?