PALERMO – Ieri mattina, giovedì 8 novembre, era presente all’udienza al palazzo di giustizia di Palermo, di sera si è consegnato nel carcere di Milano.
Giovanni Fontana non ha atteso che andassero ad arrestarlo dopo che il tribunale del riesame ha stabilito che deve stare in carcere. È stata accolta la posizione della Procura della Repubblica. Non si conoscono le motivazioni, ma tutto parte da una questione tecnica.
La vicenda giudiziaria di Giovanni Fontana
Lo scorso novembre un altro tribunale del riesame aveva stabilito che non c’era pericolo di fuga, nonostante Giovanni Fontana fosse stato condannato per mafia. Era tornato libero assieme al fratello Gaetano, la cui posizione ora prende in tribunale.
ll 14 ottobre scorso la Corte di appello presieduta da Vittorio Anania aveva ribaltato il verdetto di assoluzione emesso in primo grado. Gaetano Fontana era stato condannato a 11 anni, il fratello Giovanni a 10 ed erano stati arrestati nella notte a Milano, città dove vivono da anni, su richiesta della Procura generale.
Ad impugnare l’assoluzione erano stati i pubblici ministeri Giovanni Antoci e Maria Rosaria Perricone. Dopo il verdetto la procuratrice generale Lia Sava e il sostituto Maria Teresa Maligno avevano chiesto e ottenuto l’applicazione di una misura cautelare ritenendo concreto il pericolo di fuga basato sul ruolo importante dei due imputati nell’associazione mafiosa.
“Stabili relazioni mafiose”
La Corte aveva accolto la richiesta. Nel provvedimento si parlava di “stabili relazioni, mai recise con esponenti anche di vertice del gruppo criminale di riferimento, quello della famiglia palermitana dell’Acquasanta“.
Ed ancora: “I Fontana hanno stabilito i loro interessi economici soprattutto nella città di Milano dove risulta una cospicua disponibilità finanziaria non del tutto intaccata dai sequestri fin qui eseguiti così da poter contare su una capacità economica tale da assicurare una fuga anche all’estero”.
E così dopo la sentenza era scattato l’arresto. Ad eseguirlo i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria. Il Riesame, però, aveva ritenuto che il pericolo di fuga non sussistesse.
La Procura di Palermo ha impugnato il provvedimento di scarcerazione: non si era presentata all’udienza del Riesame perché non era stata avvisata della fissazione dell’udienza. La Cassazione aveva stabilito che la posizione di Giovanni Fontana dovesse essere rivalutata. Ieri il rigetto del ricorso della difesa e il nuovo arresto punto.
Resta da stabilire cosa accadrà per il fratello Gaetano. È solo una questione di tempistica, visto che il suo ricorso è stato trattato successivamente a quello del parente.