Palermo, mafia 'Mussolini' e gli irredimibili non mollarono

“Ormai hai famiglia”: ‘Mussolini’ e gli irredimibili non mollarono

Arrestati, condannati, liberi e ora di nuovo in carcere: sono i boss di Palermo Centro

PALERMO – Arrestati, condannati, scarcerati e di nuovo arrestati. L’elenco degli irredimibili di Cosa Nostra si è allungato nei giorni scorsi con il blitz dei carabinieri che ha colpito la famiglia mafiosa di Palermo Centro.

La stragrande maggioranza degli arrestati ha alle spalle condanne definitive per mafia. A cominciare da Francesco e Massimo Mulè, padre e figlio, (il primo ha negato le accuse: “Sono solo un pensionato”) che avrebbero tenuto le redini del potere.

Ci sono delle intercettazioni, meglio di altre, che fanno emergere quanto per alcune persone il carcere abbia fallito la sua missione rieducativa. I mafiosi restano tali per sempre perché mafiosi lo sono nelle viscere.

“Apriti gli occhi perché andare a finire in galera senza una lira in tasca, che hai una moglie e una bambina Giusè ti devi tutelare, Giusè”, era una sorta di accorato appello quello che un amico rivolgeva a Giuseppe Mangiaracina, uno dei nove arrestati.

La risposta non lasciava spazio a ripensamenti. “… ma già di questo ne abbiamo parlato e… difatti ora si sono aperti degli orizzonti”. Orizzonti mafiosi. “Tutelati prima, che ormai sei bruciato comunque prima
di partire”. diceva l’amico.

“Bruciati” sì, perché ormai noti alle forze dell’ordine, ma pronti a tornare a fare il lavoro sporco. Che poi è l’unico lavoro che i mafiosi abbiano mai fatto. Quando qualcuno finisce di scontare la pena ha un solo obiettivo: rientrare nel giro.

Così sarebbe accaduto nel caso di Salvatore Gioeli, meglio conosciuto come “Mussolini” che ha nella sua fedina penale due condanne definite per mafia ed estorsione a 11 anni e 4 mesi e 17 anni.

“Il lungo periodo di detenzione sofferto da Gioeli – scrivono i pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo – non ha mai scalfito la sua adesione a cosa nostra e che, pur con alterne vicende, da epoca successiva alla sua ultima scarcerazione, avvenuta il 22 aprile 2014, egli ha ripreso a contribuire attivamente alla vita del sodalizio”.

“Io sono qua per voi altri a disposizione… dici ti devi buttare dalla montagna io mi ci vado a buttare”: Gioeli con queste parole rispose “presente” alla chiamata alle armi dei Mulè.


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