PALERMO – L’omicidio di Giuseppe Incontrera ha creato tensioni. Troppe, dicono gli investigatori, a tal punto da decidere di imprimere un’accelerazione all’inchiesta. Ieri sono state fermate 18 persone a Porta Nuova, ma l’indagine è molto più ampia.
“Rischio di nuovi omicidi”
Il rischio di nuovi omicidi in un mandamento dove sono avvenuti i principali fatti di sangue ancora irrisolti degli ultimi anni. La possibilità che alcuni indagati decidessero di darsi alla latitanza o cercassero vendetta “perché responsabili diretti o indiretti di tali omicidi o, comunque, anche per sottrarsi ad eventuali ritorsioni”. Tutto questo ha spinto i pubblici ministeri ad accelerare il blitz.
C’era già una richiesta di arresto che da due settimane era al vaglio del giudice per le indagini preliminari e che riguardava tutti e 18 i fermati.
Chi comanda a Porta Nuova
In attesa degli interrogatori di garanzia e della convalida del fermo si guarda già al futuro. Sotto la parola omissis è nascosta l’identità di pezzi grossi, al pari di Giuseppe Di Giovanni e Tommaso Lo Presti, inquadrati dagli investigatori al vertice del mandamento. Così come nascosta è l’identità di gregari e picciotti della manovalanza che si occupavano di droga ed estorsioni.
Indagini sul voto
E poi c’è la parte che riguarda l’inquinamento del voto. I pm di Palermo ci lavorano da tempo, prima ancora che finissero in carcere due candidati al Consiglio comunale. Ci sono dei segnali concreti di condizionamento del voto a Porta Nuova. Segnali su cui si continua a indagare. Qualche candidato avrebbe goduto del sostegno elettorale dei mafiosi.
Il pericolo di fuga
Il 13 aprile scorso Giuseppe e Salvatore Incontrera, padre e figlio, il primo ucciso giovedì scorso e il secondo fermato ieri, hanno temuto di essere arrestati. Era il giorno in cui finivano in carcere sei persone per droga. Stessa cosa ha temuto Di Giovanni il 19 maggio successivo, e il 14 maggio di nuovo Giuseppe Incontrera che stavolta condivideva le preoccupazioni con Leonardo Marino, anch’egli nell’elenco dei 18 fermati.
Chi ha fatto un passaggio in più è stato Giuseppe Auteri, altro volto noto a Porta Nuova per via dei precedenti penali e amico del boss Gianni Nicchi. Il 16 settembre 2021 fece perdere le sue tracce. Non aveva avvisato né ai familiari, né gli altri uomini del clan che mostrarono parecchia preoccupazione.
Un altro capitolo dell’indagine riguarda il racket. “Per stare qua devi portare 2.000 euro”; “Saliti il materiale, chiudi tutto e te ne vai”; “Altre persone mi hanno detto che dovete andarvene”; “O levate mano o fate avere duemila euro a piazza Ingastone”: gli uomini del pizzo sapevano essere minacciosi e convincenti.
I commercianti – dal tabaccaio al ristoratore, dall’imprenditore edile al venditore di moto e bici – nei prossimi mesi saranno convocati in Procura. Due di loro hanno già mostrato fermezza nel denunciare gli uomini del racket.