Palermo, funerale senza verità sull'omicidio di Piersanti Mattarella

Il funerale senza la verità sull’omicidio di Piersanti Mattarella

La morte dell'allora presidente della Regione

PALERMO – Crescere, invecchiare e morire senza conoscere il nome di chi ha ucciso tuo padre. Maria Mattarella aveva 18 anni quando assassinarono Piersanti Mattarella. Ha trascorso il resto della sua esistenza – è morta all’età di 62 anni – in attesa di sapere chi premette il grilletto il giorno dell’Epifania del 1980 in via Libertà.

La cupola di Cosa Nostra

Sono stati condannati all’ergastolo come mandanti dell’omicidio i boss della cupola di Cosa Nostra, da Totò Riina a Michele Greco, da Bernardo Provenzano a Bernardo Brusca, da Pippo Calò a Francesco Madonia. Il killer è rimasto senza volto.

Fu solo opera della mafia che volle fermare l’azione riformatrice del politico democristiano? Le indagini hanno incrociato la presenza mafiosa con le ombre della destra eversiva. Una pista portava dritto al terrorismo nero. È stato ipotizzato che la pistola con cui fu assassinato il magistrato Mario Amato fosse la stessa usata per l’omicidio Mattarella. Non è stato, però, possibile trovare conferme.

La pista nera

Il neofascista Gilberto Cavallini dei Nuclei Armati Rivoluzionari impugnava una Colt Cobra calibro 38 quando uccise Amato il 23 giugno 1980, a Roma, sei mesi dopo che veniva assassinato Mattarella.

Gli esperti hanno comparato i proiettili con quelli estratti dal corpo di Mattarella. Purtroppo erano ormai ossidati. Il solco sulla zigrinatura dei proiettili esplosi era in entrambi casi destrorso. Di solito questo tipo di pistola lascia un segnale sinistrorso. Ma non si è potuto andare oltre questo dato, che da solo non basta.

Si è cercato anche di studiare i proiettili del delitto Mattarella attraverso l’analisi delle fotografie dell’epoca, le quali ingrandite perdevano la qualità necessaria. Nessuna certezza dunque. L’ombra nera aleggia de sempre sul delitto. I terroristi neri Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini furono processati e assolti.

Fioravanti era stato riconosciuto dalla moglie di Mattarella, Irma Chiazzese, che si trovava in auto sul sedile passeggero al momento dell’agguato. Maria era seduta dietro. Il fratello Bernardo stava chiudendo il garage. Tra i primi ad arrivare fu il fratello Sergio, oggi Capo dello Stato, immortalato in una storica foto di Letizia Battaglia.

Già Giovanni Falcone aveva battuto la pista nera che portò a giudizio Fioravanti. Il killer sparò con una pistola e poi fuggì salendo su una Fiat 127 a bordo della quale l’aspettava un complice, anch’egli rimasto senza nome.

La pista neofascista, aperta con il ritrovamento nel 1982 di spezzoni di targhe in un covo dell’estrema destra a Torino, fu ipotizzata già nel 1989 dal giudice Loris D’Ambrosio. Anche per il delitto Mattarella si pensò che fossero stati usati due spezzoni di targhe. I reperti furono scovati dopo anni negli archivi del tribunale di Palermo, ma la Scientifica concluse che la sequenza di numeri apparteneva alla targa di una macchina rubata.

L’intuizione di Falcone

Fioravanti e Cavallini scagionati per il caso Mattarella sono stati entrambi condannati (il primo in via definitiva) per la strage di Bologna. Nella motivazione della sentenza viene ricordata l’audizione davanti alla Commissione antimafia in cui Giovanni Falcone spiegava: “Il problema di maggiore complessità per quanto riguarda l’omicidio Mattarella deriva dall’esistenza di indizi a carico anche di esponenti della destra eversiva quali Valerio Fioravanti. Posso dirlo con estrema chiarezza perché risulta anche da dichiarazioni dibattimentali tali da parte di Cristiano Fioravanti che ha accusato il fratello di avergli detto di essere stato lui stesso, insieme con Gilberto Cavallini, l’esecutore materiale dell’omicidio di Piersanti Mattarella”.

Le parole di Buscetta

Di contro ci sono le dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta, secondo cui l’omicidio fu deliberato e organizzato da Cosa Nostra: “Ho recentemente dichiarato alla Commissione parlamentare antimafia che i neo-fascisti attualmente imputati di questo omicidio sono innocenti – diceva Buscetta – poiché se fossero stati loro gli autori materiali del delitto sicuramente lo avrei saputo ovvero avrei registrato un eccezionale allarme tra gli uomini d’onore da me incontrati in quel 1980″.

L’anonimo

Lo scorso luglio l’ultimo mistero. Un foglio formato A4 con sette righe scritte al computer scritto da anonimo con il nome del presunto killer di Mattarella è stato recapitato ai figli dell’ex presidente che lo hanno consegnato alla Procura di Palermo.

Uno dei figli, Maria, è morta per una malattia incurabile. Aveva 18 anni ed era seduta in macchina quando uccisero il padre. La giustizia per lei non appartiene a questo mondo.


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