I Luppino, il compleanno, i 200mila per l'amante di Messina Denaro

I Luppino, il compleanno e i 200 mila euro per l’amante di Messina Denaro

Le indagini patrimoniali sulla famiglia dell'autista del padrino
MISURE DI PREVENZIONE
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PALERMO – Aiuto concreto a Matteo Messina Denaro e rapporti economici. Sono due le linee investigative battute dalla Procura di Palermo e della guardia di finanza che hanno portato al sequestro dei beni di Giovanni Salvatore Luppino e dei figli Vincenzo e Antonio.

Il padre faceva da autista al latitante, i figli lo avrebbero coperto e protetto nel periodo in cui si è curato alla clinica La Maddalena. Si sono pure occupati del trasloco dal covo di via San Giovanni in quello di vicolo San Vito. Tutto questo è contenuto nelle indagini culminate nell’arresto dei Luppino, nella condanna del padre e nel processo per i figli.

I soldi di Messina Denaro e i “mustusi”

C’è poi l’aspetto economico. Nella contabilità di Messina Denaro trovata nel covo a Campobello di Mazara compare spesso la scritta “Mustang”. “Mustusi” è il soprannome dei Luppino. Secondo l’accusa, a partire dal 2017 il padrino di Castelvetrano ha annotato i versamenti di denaro in favore dei Luppino. Soldi che sarebbe serviti per pagare pure la cena al ristorante in occasione del compleanno del suo autista e per comprare il regalo alla figlia.

Qualche migliaio di euro in tutto. Nulla a che vedere con i soldi che i Luppino hanno dato tra il 2014 e il 2018 a Laura Bonafede, l’amante di Messina Denaro. In totale si tratta di 202 mila euro, di cui 115 mila in assegni e 85 mila in bonifici.

I Luppino e la maestra

Passaggi di denaro che secondo i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria non trovano giustificazione lecita. Non c’erano rapporti commerciali fra i Luppino e la maestra. Bonafede incassava e poi effettuava prelievi in contanti. La conclusione investigativa è che i soldi sarebbero serviti a finanziaria la latitanza del capomafia. Una latitanza nel corso della quale per un periodo Messina Denaro e la maestra avrebbero convissuto.

La Procura di Palermo ha setacciato i conti delle aziende dei Luppino e ritiene che ci sia una sproporzione fra i redditi dichiarati e gli investimenti. Ci sarebbe una corrispondenza temporale fra l’impennata dei guadagni e l’avvio del rapporto di fiducia fra l’allora latitante e i Luppino. L’espansione commerciale ed economica sarebbe stata merito del capomafia.

Le aziende sequestrate

Sotto sequestro per decisione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani finiscono, oltre a terreni e case, la ditta individuale “Luppino Giovanni Salvatore”, che produce e vende olio di oliva, e la “Fratelli Luppino slrs” che commercializza frutta e ortaggi. Entrambe si trovano a Campobello di Mazara e proseguono l’attività in amministrazione giudiziaria.

I Luppino, dunque, sarebbero tra gli imprenditori che hanno finanziato Messina Denaro durante la sua interminabile latitanza. Non sono gli unici. Le lettere, gli appunti e i pizzini sequestrati contengono altri riferimenti su cui si indaga ancora.


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