PALERMO – Storie di mafia, di famiglie nelle quali il carcere è la normalità. Concetta Profeta, 46 anni, è figlia, moglie e madre di tre boss, di cui due condannati anche per omicidio.
Di lei si era parlato nel 2000, quando fu condannata per favoreggiamento. Da qualche settimana si trova in carcere con l‘accusa di avere fatto parte della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. Il suo nome fa parte del lungo elenco degli arrestati del maxi blitz dei carabinieri.
Le vecchie accuse
Più che un percorso di vita, se le nuove accuse nei suoi confronti dovessero reggere, quella di Profeta è stata una progressione criminale. Nel processo chiuso con la condanna era stato accertato che la donna, dopo l’arresto del marito Francesco Pedalino, aveva svolto il ruolo di intermediaria fra il detenuto e l’esterno regolando i rapporti economici dei traffici illeciti.
Marito e figlio condannati per omicidio
Dalla nuova indagine della Direzione distrettuale antimafia verrebbe fuori la continuità con il passato. Il collegamento con il marito detenuto non è venuto meno e si è aggiunto anche quello con il figlio Gabriele. Padre e figlio sono stati condannati, oltre che per mafia, anche a 30 anni per l’omicidio di Mirko Sciacchitano.
Sciacchitano pagò colpe che non erano sue. Entrò in azione un commando per ammazzarlo. Cercò di scappare, ma gli spararono dieci colpi di pistola. Era l’ottobre del 2015, in via Falsomiele a Palermo. Un uomo, Luigi Cona, era stato ferito a colpi di pistola da Francesco Urso. Non se la presero con Urso, figlio di un boss che conta, e uccisero il giovane Sciacchitano che ebbe la sola colpa di avere accompagnato con lo scooter Urso nelle fasi del ferimento di Cona.
Le telefonate dal carcere e il padre boss
Concetta Profeta avrebbe avuto a disposizione un telefono “citofono”. Quando squillava sapeva che la chiamata arrivava dal carcere. Chi stava fuori si rivolgeva alla donna per mettersi in contatto con i Pedalino.
Il cognome che porta le sarebbe servito per ottenere rispetto. La donna è figlia del boss Salvatore, morto a 73 anni nel 2018 mentre era rinchiuso nel carcere di Tolmezzo. In vita era stato tra gli uomini più fedeli al capomafia Stefano Bontade, assassinato nel 1981 nella guerra scatenata dai corleonesi di Totò Riina.
Condannato all’ergastolo per la strage di via D’Amelio, dove nel ’92 furono assassinati Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, Profeta era stato scarcerato nel 2011 dopo che i vari processi hanno smentito le dichiarazioni mendaci del falso pentito Vincenzo Scarantino.
Tornato alla Guadagna, Salvatore Profeta riprese in mano le redini del clan col suo vecchio stile da ‘padrino’. Sua figlia, così sostiene l’accusa, avrebbe “assunto un peso importante all’interno della famiglia mafiosa tanto da intervenire anche per la risoluzione di controversie private e in contrasto con Guglielmo Rubino indicato come reggente”.
Un giorno nell’ottobre 2023 la donna venne contattata da una nipote acquisita malgrado fossero in cattivi rapporti. La parente le aveva chiesto aiuto perché, dopo una lite, il padre aveva esploso dei colpi di pistola contro la porta della sua abitazione.
“Si deve fare come dice mio marito”
Concetta Profeta, nel febbraio 2024, raccontava un episodio confluito nell’ordinanza di custodia cautelare. Aveva recapitato un ordine del marito a Francesco Guercio, arrestato e successivamente condannato. “Una volta tornata dal colloquio” convocò Guercio: “… mio marito mi ha dato ordine... non me ne devi dare più tu… glieli dai a mio nipote e mio nipote mi da a me i soldi... si deve fare come ha detto mio marito”.
Spunta la moglie del boss Lo Piccolo
Da una donna sotto inchiesta ad un’altra su cui al momento nulla c’è oltre le parole di alcuni arrestati nel maxi blitz delle scorse settimane. Giovanni Cusimano, anziano boss di Partanna Mondello, aveva intenzione di chiedere il pizzo ad un costruttore che stava lavorando a San Lorenzo. Fu intercettato mentre spiegava al suo autista Gennaro Riccobono che il cantiere si trovava a Cardillo, vicino all’abitazione di “Totuccio, il barone”, e cioè il capomafia ergastolano Salvatore Lo Piccolo.
“Il cristiano da questo punto di vista mi ha detto che già si è sistemato lui… quattro volte si è sistemato ci sono andate quattro persone diverse“, spiegava Cusimano. Tra queste, così gli aveva detto l’imprenditore, c’era pure una donna, una “cristiana”.
Di chi stava parlando? “C’è andata la moglie di lui, di Calogero… gli ha detto… mio marito mi ha detto che… rimane tutto per com’è… l’interessante che lei onora”, aggiungeva Cusimano tirando in ballo la moglie di Calogero Lo Piccolo, uno dei figli di Salvatore che dal padre, prima di finire pure lui in carcere, aveva ricevuto il bastone del comando.