PALERMO – L’ordine dal carcere fu chiaro e perentorio. Niente gesti eclatanti, per la vendetta si doveva attendere la scarcerazione di Ivano Parrino. Fu quest’ultimo a farlo sapere ai parenti, pochi giorni dopo che il cognato, Giuseppe Incontrera, fu assassinato alla Zisa.
Il retroscena viene fuori dall’operazione della Direzione distrettuale antimafia che nella notte ha colpito il mandamento di Porta Nuova. A premere il grilletto era stato Salvatore Fernandez, reo confesso del delitto. Il movente? Una banale lite in strada pochi giorni prima del delitto. Il clima si era fatto pesante. I familiari di Fernandez se ne andavano in giro per il quartiere e montava la “rabbia”. Parrino affidò alla moglie Rita Massa il messaggio da recapitare a qualcuno potente. Tutto fa pensare che si trattasse di Tommaso Lo Presti, soprannominato il lungo, reggente del mandamento di Porta Nuova e in quel momento libero. Occorreva mandare via i familiari di Fernadez per fare calmare gli animi.
In effetti ciò avvenne. Era la sorella di un altro boss detenuto, Tommaso Lo Presti, soprannominato il pacchione per distinguerlo dal cugino omonimo, a riferire alla moglie di Incontrera, Maria Carmelina Massa, che “però ieri non c’erano, mancava la macchina… chissà dove se ne sono andati”.
Ed è durante la visita di condoglianze che la cognata del defunto faceva riferimento al messaggio ricevuto dal marito: “Ha detto mio marito stop… appena esco io”. La sorella di Lo Presti, Giuseppa, d’altra parte non escludeva che la vendetta potesse consumarsi in futuro “con il tempo, a scurdata, un incidente ha avuto”. La cognata del defunto: “Brava, mio marito… appena esco io se ne parla… mio marito sa cosa fare hai capito?… però non possono dire che c’è la sua firma”.
Il messaggio di Parrino arrivo al boss che aveva in mano il potere. “Mi hanno fatto i complimenti”, diceva la donna.