Palermo, mafia: assolto il re delle scommesse, gli altri condannati

Palermo, mafia: tutti condannati tranne il re delle scommesse

L'affare coinvolgeva più mandamenti mafiosi

PALERMO – Tutti condannati, tranne il re delle scommesse. La Corte di appello di Palermo ha assolto Vincenzo Fiore con la formula perché il fatto non sussiste. Era stato condannato in primo grado a 9 anni. Dopo la letture del verdetto è stato subito scarcerato. Nel suo caso è passata la linea difensiva degli avvocati Giovanni Castronovo e Alfonso Lucia. Gli sono stati dissequestrati tutti i beni, tra cui Gaming Managment Group e Kioskito srl Per il resto regge la ricostruzione dell’accusa.

L’avvocato Giovanni Castronovo

Queste le pene inflitte: 10 anni Salvatore Rubino, 11 anni Francesco Paolo Maniscalco, 4 anni Girolamo Di Marzo, 4 anni e 6 mesi Christian Tortora. Gli imputati rispondevano, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso.

Il processo nasceva da una indagine della Finanza che ha svelato gli interessi dei clan nel settore dei giochi e delle scommesse sportive e le complicità di alcuni imprenditori che avrebbero riciclato il denaro sporco per conto dei boss. Figura centrale è quella di Francesco Paolo Maniscalco, 58 anni. Di lui si iniziò a parlare nel 1991 quando un commando svuotò il caveau del Monte di Pietà, a Palermo. Bottino: oro e gioielli per 18 miliardi di lire, spariti nel nulla e mai più recuperati. Del commando faceva parte Maniscalco. Nella sua fedina penale c’è anche una condanna definitiva per mafia con il suo nome legato a quello di Totò Riina.

Dopo avere finito di scontare, nel 2006, una condanna a 6 anni e otto mesi di carcere Maniscalco si era lanciato nel mondo degli affari: caffè, bar e agenzie di scommesse. Al business delle scommesse erano interessati personaggi dei mandamenti mafiosi Porta Nuova, Pagliarelli, Brancaccio, Noce e Santa Maria di Gesù. Un volume di gioco enorme che sfiorava i 100 milioni di euro. Altra figura chiave sarebbe Salvatore Rubino che per conto dei clan avrebbe riciclato il denaro. La Corte ha ridotto a tre anni la libertà vigilata che inizierà a scontare dopo e se la condanna diverrà definitiva. Gli è stata restituita una villa a Favignana.


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