PALERMO – Tanti sospetti e chiacchiericcio. E soprattutto tanta paura. Un anno e mezzo di indagini non sono bastate per dare un’identità alla persona che affisse oltre 100 maxi volantini in giro per la città. La Procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione.
“Tutti gli amanti della mia ex moglie”, c’era scritto nel poster con le foto dei coniugi e di quindici uomini. Un gesto deprecabile, ma non l’unico e neppure il più inquietante. Agli dell’inchiesta, infatti, ci sono pure l’incendio di tre macchine, una serie di minacce di morte partite da due utenze telefoniche intestate a prestanome africani, video pornografici correlati da insulti inviati sul cellulare della donna di 49 anni.
Sia la vittima che l’ex marito (la moglie ha escluso che l’autore fosse lui) hanno presentato una denuncia. I reati ipotizzati sono diffamazione e atti persecutori. I sospetti si sono concentrati su cinque persone, che sono pure state intercettate. Sono state inoltre acquisite le immagini delle videocamere che riprendevano i luoghi delle affissioni e degli incendi.
In due occasioni si vedeva giungere una persona in via XX Settembre e nei pressi del Tc2 in sella ad uno scooter Kymco, di cui non si è riuscita a leggere la targa.
Una vicenda andata avanti dal 2020 fino al gennaio 2023. I poster spuntarono nelle vie XX Settembre, Dante, Sammartino e davanti al Tennis Club 2. Nel dicembre 2022 l’auto della donna fu incendiata in via Sciuti mentre era al ristorante con le amiche. Stessa cosa si è ripetuta con altri due mezzi.
Chi c’è dietro, una moglie tradita o un amante geloso? I carabinieri della stazione di Palermo Centro ritengono che ci sia un unico colpevole dietro tutti gli episodi, tasselli di “unico disegno delittuoso”. Una persona che conosce bene la vittima, ma anche i quindici uomini – professionisti, politici, ex calciatori – i cui volti sono finiti nel poster. C’è chi non solo ha smentito categoricamente la relazione, ma ha presentato una querela per difendersi.
Il comportamento di uno di loro ha destato più sospetti degli altri per alcune circostanze. Possiede un piccolo immobile nella strada dove c’è una tipografia. Lo hanno intercettato mentre parlava con il titolare. Sembrava che si mettessero d’accordo per negare, in caso di convocazione dei carabinieri, il loro coinvolgimento.
Le intercettazioni hanno avuto “esiti del tutto incerti e non univoci”. Tutti i sospettati sono stati interrogati più volte, ma non sono emersi ulteriori spunti.
Il pubblico ministero Daniela Randolo parla di “meri sospetti non circostanziati“. Gli indagati commentavano la vicenda. Nulla di più. L’accusa ipotizza che alcuni di loro possano avere taciuto fatti e circostanze utili alle indagini.
Per mesi Palermo è diventata un “set della vergogna”.
La donna, quando vene a galla la vicenda, raccontò in una lettera le sue paure e l’umiliazione subita. I suoi legali quasi certamente presenteranno un’opposizione all’archiviazione. L’ultima parola spetta al giudice per le indagini preliminari.