PALERMO – “Dispiaciuto” per quanto accaduto. Per la sua famiglia, per se stesso e per chi lo conosce. “Pronto a spiegare tutto”, soprattutto a ribadire che “no, non sono uno spacciatore, non ho mai guadagnato un euro”. La droga? Mario Di Ferro non nega le cessioni di stupefacenti. Ne sminuisce la portata, riducendole ad “una cortesia, un favore per qualche amico, quattro, cinque persone”. Un fatto di cui si pente: “Ho sbagliato”.
Amici che, come lui, sono dei consumatori. Di Ferro dice di avere iniziato un percorso di recupero, di essersi lasciato il passato alle spalle. I trenta e più episodi di cessione di stupefacenti contestati dalla Procura farebbero parte, appunto, del passato. Ha deciso di cambiare vita lo scorso aprile, in occasione dei primi guai giudiziari.
Tutto questo, che il ristoratore fa sapere tramite il suo legale, l’avvocato Claudio Gallina Montana, Di Ferro lo ribadirà la prossima settimana nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari. Da ieri si trova agli arresti domiciliari.
Non ci sono altri segreti, almeno così dice. Resta da chiarire il motivo dell’incontro riservato con “un esponente di spicco di Cosa Nostra” emerso in un’altra inchiesta. Di cui nulla si sa. Al gip spiegherà i suoi rapporti con i fratelli Salamone, in carcere con l’accusa di essere i fornitoridella droga, e con gli amici-consumatori?