Palermo, i misteri di Di Ferro: "Incontro col boss" e "altri clienti"

Di Ferro, la “neve” e i segreti: “Incontro col boss” e clienti

Mario Di Ferro e Salvatore Salamone
Ci sono due filoni che proiettano l'inchiesta oltre gli arresti di ieri

La Palermo delle ville liberty custodisce due segreti. I nomi degli “altri clienti” della droga e il “personaggio di spicco di Cosa Nostra” che ha avuto “un incontro riservato” con Mario Di Ferro. Ci sono due filoni che proiettano l’inchiesta oltre l’arresto del ristoratore e dei fratelli Gioacchino e Salvatore Salamone che gli avrebbero fornito la droga poi ceduta ad altre persone, fra cui ci sarebbe Gianfranco Miccichè.

Tra le tante conversazioni dell’inchiesta ce n’è una recentissima, del 3 marzo 2023, nel corso della quale Di Ferro, trovandosi in montagna commentava ironicamente l’abbondanza di “neve”. Micciché chiedeva: “Anche a casa mia? Hai notizie anche a casa mia? No?”. Faceva riferimento, secondo l’accusa, alla consegna di droga.

“Mario Di Ferro ha sistematicamente ceduto cocaina a diversi soggetti, identificati e non”, scrive il giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio. Che girasse droga nel ristorante all’interno di Villa Zito era cosa nota, almeno così emerge dalle conversazioni di alcuni dipendenti del locale di via Libertà: “… io qualche volta mi arrabbio per come si comporta pure Mario… io una volta ho chiamato a… polizia, cocaina… perché se qualcuno viene… perché mi fa male, a me mi fa male”.

Alcune intercettazioni, secondo il gip, mostrano il lato “insensibile” di Di Ferro, “tendente alla minimizzazione della gravità delle sue condotte”. Poche ore dopo l’arresto in flagranza di reato dello scorso aprile, quando fu sorpreso mentre vedeva tre grammi di cocaina in via Petrarca ad un burocrate dell’Ars, Di Ferro chiamò un amico: “Ho fatto una cazzata è vero… ho fatto una cazzata da spacciatore? Lo sanno tutti che m… volete ma vaffanculo perché alla fine ho fatto una cazzata… l’ho fatto anche più di una volta”.

Il ristoratore si era preso anche il rimprovero del figlio a cui, così diceva, “fanno schifo queste cose”. Di Ferro ha avuto la colpa di fidarsi “dei politici”. Lo chef, da qualche ora agli arresti domiciliari, minimizzava: “Sono nato per servire… mi hanno liberato? (il riferimento era alla misura meno afflittiva decisa in sede di convalida ndr) ci sarà il processo e non farò neanche un giorno di galera… ho fatto un favore, una cazzata”. Ed invece, sulla base delle indagini della squadra mobile, le “cazzate” non sarebbero state isolate. Sono una trentina le cessione che gli vengono contestate.

C’è poi la questione dell’incontro, scoperto in “un diverso procedimento penale, tuttora coperto dal segreto investigativo”. Di Ferro sarebbe stato contattato da “un esponente di spicco di Cosa Nostra per un riservato appuntamento”. Chi è il mafioso misterioso e di cosa doveva parlare con il noto chef? I Salamone (GUARDA LE FOTO DEL LORO ARRIVO AL RISTORANTE) in passato sono stati condannati per questioni di droga.

Allora si muovevano in un contesto contiguo alla famiglia mafiosa di Resuttana. Qualche anno fa sono stati condannati a pochi mesi di carcere in continuazione con una precedente sentenza. Hanno rischiato grosso perché la Procura aveva chiesto pene pesantissime. Potrebbe essere proprio di Resuttana il boss del mistero, tenendo conto che la zona dove ha sede il ristorante ricade sotto la competenza “mafiosa” di quel mandamento.


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