PALERMO – Un giro di tangenti e favori che avrebbe coinvolto dirigenti comunali, politici e costruttori. Così l’avevano descritto i pubblici ministeri Giovanni Antoci e Andrea Fusco al termine della requisitoria.
Tutti condannati e un solo assolto al processo denominato “Giano bifronte” nato dall’inchiesta che travolse la burocrazia durante la sindacatura di Leoluca Orlando. La sentenza è della terza sezione del Tribunale presieduta da Fabrizio La Cascia.
Secondo l’accusa, sarebbe dato parere favorevole a tre piani di lottizzazione in cambio di mazzette. Le lottizzazioni non furono però approvate in Consiglio comunale. Si trattava delle aree industriali dismesse dell’ex Keller di via Maltese, alcuni capannoni in via Messina Marine e dell’ex fabbrica di agrumi a San Lorenzo.
Queste le condanne: Giovanni Lupo, considerato socio occulto e titolare di fatto della Biocasa (8 anni); l’architetto Giuseppe Monteleone, ex dirigente dello Sportello unico delle attività produttive del Comune (7 anni), il costruttore Francesco La Corte (1 anno, pena sospesa); l’ex dirigente dell’area tecnica del Comune, Mario Li Castri (7 anni, il Tribunale del Riesame aveva stabilito che non doveva essere arrestato); l’architetto Fabio Seminerio, dirigente dello Sportello unico delle Attività produttive (5 anni); gli ex consiglieri comunali Giovanni Lo Cascio, all’epoca capogruppo del Pd e presidente della commissione Urbanistica (1 anno, pena sospesa), e Sandro Terrani, che era capogruppo di Italia Viva e componente della commissione Bilancio (8 mesi, pena sospesa), anche per loro erano stati chiesti sette anni.
A La Corte, Lo Cascio e Terrani sono state riconosciute le attenuanti generiche e quelle previste quando il reato ha una gravità contenuta.
Prescritta l’imputazione a carico di Agostino Minnuto, direttore dei lavori di un cantiere della Biocasa. Unica assolta è Giovanna D’Attardi allora compagna di Monteleone, che secondo l’accusa dalla stessa impresa avrebbe ottenuto diversi incarichi.
La Biocasa è stata dichiarata responsabile dell’illecito amministrativo e condannata ad una sanzione di 350 mila euro.
Li Castri, Monteleone e Lupo sono stati dichiarati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, Seminerio per 5 anni, Terrani e Lo Cascio per un anno. Disposta la trasmissione della sentenza alla Procura generale della Corte dei conti per valutare eventuali profili di danno erariale.