Palermo, Miccichè e Falcone, la domenica bestiale di Forza Italia - Live Sicilia

Palermo, Miccichè e Falcone, la domenica bestiale di Forza Italia

La candidatura a sindaco e i nodi nel centrodestra, l'attacco al leader degli azzurri in Sicilia e il quadrato attorno a lui. Tutto in un giorno.

PALERMO – La candidatura di Francesco Cascio a sindaco di Palermo, il via libera di Berlusconi al Musumeci bis, la sferzata di Marco Falcone a Gianfranco Miccichè e le reazioni di interi pezzi di partito a quadrato del coordinatore regionale di Fi. Infine, le parole trancianti dello stesso Miccichè: “Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla carica di coordinatore regionale di Forza Italia”.

Quella vissuta ieri dal centrodestra, meglio: da Forza Italia in Sicilia, è stata una domenica bestiale: un giorno da ricordare, che potrebbe essere di svolta nella faida fra le due anime del partito di Silvio Berlusconi nell’Isola. Chi guarda al caotico rincorrersi delle dichiarazioni degli ultimi giorni non comprende a fondo tutto quello che è successo se non ci si volge indietro.

La faida all’interno di Forza Italia

Le elezioni palermitane e la riunione, di sabato scorso, per discuterne con Licia Ronzulli, sono state solamente la miccia che ha fatto scoppiare il caso, l’ennesimo, in un partito evidentemente spaccato. La guerra intestina che ormai cova da anni. Basta un po’ di memoria storica, infatti, per ricordare alcuni esempi: le feroci battaglie, nel 2019, fra il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e l’assessore al Bilancio del governo Musumeci Gaetano Armao o le parole di Miccichè, prima di un ticket in giunta, che a fronte di quattro assessori azzurri diceva di potere contare solo uno di essi.

E poi, sol per citare qualche altro caso, più di recente, c’è stata la requisitoria di Tommaso Calderone, capogruppo di Forza Italia all’Ars, contro il fedelissimo di Musumeci, Tuccio D’Urso: attacco al presidente stesso; e la decisione di Miccichè di candidarsi come presidente della Regione al posto di Musumeci. Allora la risposta di una parte del partito fu tiepida: “Aspettiamo le valutazioni di Berlusconi e Tajani” dissero i deputati Riccardo Gallo, Riccardo Savona, Stefano Pellegrino, Alfio Papale, Margherita La Rocca Ruvolo e gli assessori regionali Gaetano Armao, Marco Falcone e Marco Zambuto. Dissidenti allora, assenti al summit, avantieri.

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Il casus belli

Ma procediamo con ordine. Sabato scorso si è tenuta la riunione per decidere la candidatura di Forza Italia a sindaco di Palermo. Contestualmente una chiamata di Silvio Berlusconi ha benedetto il Musumeci bis. Dalla riunione, secondo una lettura non troppo superficiale Gianfranco Miccichè sarebbe uscito come un vicerè dimezzato. Ha dovuto subire la candidatura di Cascio voluta da Schifani, abbandonando la sponsorizzazione di Lagalla, e si è sentito dire che, per Fi, il candidato alla Regione è Musumeci.  

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L’attacco di Marco Falcone, e quel dubbio sul Musumeci bis

Eppure, a mezzogiorno di domenica, chi avrebbe dovuto godersi la vittoria rispetto alla linea del partito sulla Regione è passato all’attacco, forse allo scopo di sferzare il colpo di grazia. Marco Falcone, assessore regionale e forzista, ha bersagliato così la leadership di Miccichè: è “ondivaga” e all’origine di numerose fuoriuscite di nomi di peso: Totò Lentini, Nino Minardo, Giuseppe Milazzo, Salvo Pogliese, Marianna Caronia, Francesco Scoma. Meglio cambiare vertici, quindi.

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Poi c’è l’elemento che più lascia pensare, a fronte di una posizione apparentemente unitaria uscita sabato. L’accusa di Falcone è stata quella di una Forza Italia in Sicilia ‘spaccata davanti all’importante tavolo delle candidature per la presidenza della Regione, per i sindaci, e sulla gestione del partito’. E così sovviene il dubbio: può darsi che sul Musumeci bis, sabato non siano state dette parole definitive?

La risposta non l’abbiamo. È però dalla grande mole di dichiarazione dei fedelissimi di Miccichè al coordinatore regionale che può comprendersi qualche dato in più. Il più chiaro è il vicecapogruppo di Forza Italia all’Ars, Michele Mancuso: “Gianfranco Micciché non ha certo bisogno della mia difesa, anche perché in politica contano i numeri e questi sono dalla sua parte. Invece di difendere candidature di altri partiti – ha affondato Mancuso -, perché non si pensa a sostenere quelli di Forza Italia? Se creare spaccature serve solo a mantenere salda la propria poltrona – ha aggiunto -, allora già che ci sono, che vadano a guadagnarsela altrove se ci riescono. Oggi la Sicilia ha bisogno di una classe dirigente priva di obiettivi personali. Magari – conclude il deputato – sarebbe più corretto che i vari Falcone, Zambuto e Armao lavorassero per unire piuttosto che distruggere. Ricordo che in fondo, rivestono un ruolo all’interno del Governo regionale anche grazie al gruppo parlamentare di appartenenza”. Il clima, insomma, non sembra proprio quello di una pacificazione verso il Musumeci bis.

Forza Italia fa quadrato attorno a Miccichè

Più moderati i toni di tanti altri che hanno alzato un muro di difesa attorno al leader degli azzurri in Sicilia. “Siamo un partito aperto al confronto – ha detto l’ex assessore regionale Bernadette Grasso aggiungendo: – È quello che è successo ieri, durante l’incontro a Palazzo dei Normanni”. “Si al confronto ma Micciché non è in discussione. Con lui il partito è cresciuto in tutti i territori” le ha fatto eco la deputata regionale Daniela Ternullo. Dello stesso tenore le parole del capogruppo, Tommaso Calderone: “Siamo un grande partito, che arriverà unito alle prossime elezioni”, a cui si è aggiunta la deputata Ars Luisa Lantieri: “Va bene l’unità ma sotto la guida di Micciché”.

La pioggia di dichiarazione è continuata a lungo. “Fi con Miccichè è cresciuta”, ha ricordato il capogruppo al Comune di Palermo Giulio Tantillo. “Stop alle polemiche inutili”, ha chiesto il consigliere comunale Andrea Mineo. “Gli assenti hanno sempre torto. Chiedono collegialità e poi disertano per fare polemiche sterili”, ha aggiunto commissario provinciale Luigi Vallone.

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A fare quadrato attorno a Miccichè, infine, anche Gabriella Giammanco, vice presidente del gruppo forzista al Senato, Matilde Siracusano, deputata siciliana azzurra e la senatrice, Urania Papatheu.

“Faccio davvero fatica a comprendere le polemiche sollevate da alcuni esponenti siciliani di Forza Italia”, ha dette Siracusano. “Siamo il primo partito per numero di consensi e di amministratori locali e – ha aggiunto Giammanco –  invece di perderci nell’esercizio sterile di polemiche e recriminazioni senza fine dovremmo lavorare per l’unità e per mantenere la nostra leadership”. “Miccichè ha sempre conseguito risultati eccellenti, i fatti lo dimostrano. Peccato che ci siano colleghi che fanno in Forza Italia ciò che non sarebbe consentito loro di fare in tutti gli altri partiti. Forse in Fi siamo troppo liberali”, ha concluso Urania Papatheu.

La corsa a sindaco di Palermo, un candidato per partito

Accanto a tutto questo c’è poi, infine, la partita per la corsa a sindaco di Palermo. Qui il focus si allarga a tutto il centrodestra ma non risulta nitido. Ogni partito si è armato di un candidato di bandiera da esporre, nella coscienza, – si presume – che ne rimarrà solo uno. Forza Italia, come detto, ha Francesco Cascio. La Lega lancia Francesco Scoma. Fratelli d’Italia è ferma su Carolina Varchi che intanto ha iniziato a farsi vedere in città. Totò Lentini è il candidato dei Popolari e autonomisti e Roberto Lagalla quello dell’Udc.

L’imminenza della partita, qui, fa sì che le posizioni siano, sebbene espresse nel gergo politico, più chiare: con le disponibilità – fors’anche a farsi da parte – per l’unità della coalizione.

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Ieri, Francesco Scoma ha ringraziato Nino Minardo e i compagni di partito per l’investitura. “Mi auguro – ha detto – che le validissime e diverse proposte avanzate dagli altri partiti del centro destra possano trovare rapidamente una sintesi per permettere al centrodestra di vincere e dare soluzioni ai tanti problemi irrisolti di questa città”. Stessa cosa ha fatto Francesco Cascio che, fra le sue dichiarazioni, ha detto: “L’obiettivo di tutti ora è quello di portare avanti la candidatura con un centrodestra compatto”.

Più monolitica, invece, da Fratelli d’Italia la posizione del responsabile Enti locali Giovanni Donzelli: “Il centrodestra ha dimostrato di avere un’ottima classe dirigente e Fratelli d’Italia è da sempre impegnata a battere la Sinistra. A Palermo abbiamo deciso di presentare la candidatura di Carolina Varchi che è un’ottima proposta sulla quale siamo e restiamo compatti”. E chissà che alla fine non la spunti proprio lei.

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