Palermo, quando Miccichè trovò il Gps sotto la sua auto

Missioni e rimborsi: il mistero del Gps sotto la macchina di Miccichè

Un anno fa il ritrovamento. Ora è emersa la verità

PALERMO – Le celle telefoniche e il Gps avrebbero svelato la truffa dei rimborsi. I finanzieri si sono affidati alla tecnologia.

L’inchiesta della Procura di Palermo, sfociata nel divieto di soggiorno a Cefalù imposto a Gianfranco Miccichè, svela una vicenda che lo stesso deputato regionale di Forza Italia, ignaro dell’indagine, aveva collegato ad “un clima politico pesante”.

Giugno 2023. Micciché era atterrato a Palermo con un volo proveniente da Roma. Il suo staff si accorse del sistema di tracciamento satellitare piazzato sotto la sua auto di servizio. Inizialmente era stato scambiato per un ordigno.

Vorrei sapere anche io chi ha messo il Gps e a che cosa servisse. L’ho aperto e dentro c’era una sim. Chi l’ha comprata? Chi l’ha usata? Perché?”, si chiedeva il deputato regionale.

Che aggiungeva: “In Sicilia si respira un clima politico pesante, brutto, per me molto doloroso per la morte del presidente Silvio Berlusconi”.

Nessun caso di spionaggio politico, qualora fosse questa l’idea che si era fatta. Erano stati i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria a piazzare il Gps per tracciare gli spostamenti dell’auto blu. Ed è così che sono state scoperte anche le “missioni fantasma” contestate all’autista del politico, Maurizio Messina, e allo stesso Miccichè che ha vistato le note con cui Messina ha ottenuto i rimborsi.

Un esempio. Il 7 gennaio 2023 Messina mise per iscritto di avere fatto una missione a Cefalù con partenza da Palermo alle 10 del mattino e rientro alle 21:45 dell’indomani. Rimborso ottenuto: 382 euro e 10 centesimi, maggiorati in quanto giorno festivo. Miccichè controfirmò la richiesta, “validando” la missione.

Un leggerezza, una distrazione? La firma in ogni caso è una delle prove chiave della contestazione provvisoria. Il gps ha localizzato il mezzo nei comuni di Palermo e Monreale. Nessuno spostamento a Cefalù, dunque. I rimborsi contestati ammontano a poco più di 10 mila euro.


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