PALERMO – È sulla campagna elettorale del 2022 che ha indagato la Procura di Palermo. C’erano sospetti su una presunta dazione di denaro legata a una candidatura, ma anche su un’assunzione.
Mentre i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria lavoravano, e soprattutto ascoltavano, è saltata fuori la vicenda dell’auto blu di Gianfranco Miccichè.
Lo scrive il giudice per le indagini preliminari Rosario Di Gioia nel provvedimento con cui ha imposto a Miccichè il divieto di soggiorno a Cefalù. E probabilmente l’ex presidente dell’Ars non è stato il solo politico sotto osservazione.
La candidatura
Il capitolo investigativo riguardava “delitti contro la pubblica amministrazione ascrivibili ad esponenti politici regionali, da cui emergevano una serie di indizi”. Si parla di soldi che qualcuno doveva pagare per essere inserita in lista. Una candidatura che alla fine non si concretizzò.
In ballo c’era pure la promessa di un posto di lavoro durante la campagna elettorale. Anche in questo caso la spia si acese ascoltando una conversazione.
Il 319 quater
Il reato ipotizzato è il 319 quater del codice penale: induzione indebita a dare e promettere utilità. Erano i giorni di settembre 2022 e cioè nel periodo antecedente alle elezioni politiche e regionali, nelle quali Miccichè fu eletto all’Ars per Forza Italia.
Su cosa si basava il sospetto dello scambio di favori durante la campagna elettorale? Ci sono stati degli sviluppi o è una vicenda chiusa? Il capitolo investigativo è ancora top secret e va oltre il caso dell’auto blu, l’unico per il quale alla fine è scattata la misura cautelare per Miccichè.