Palermo, indagini sulla morte di Onorato: le ultime novità

Caso Onorato, c’è solo il suo Dna sulla fascetta. L’audio prima di morire

Ulteriore conferma dell'ipotesi suicidio. Movente ancora oscuro

PALERMO – Sulla fascetta di plastica trovata stretta al collo di Angelo Onorato c’è solo il Dna dell’imprenditore e di chi ha provato a soccorrerlo.

Un ulteriore tassello investigativo che confermerebbe l’ipotesi del suicidio dell’imprenditore trovato morto il 25 maggio scorso. Era dentro un Suv parcheggiato nella strada che costeggia via Ugo La Malfa.

Già dall’autopsia era emerso che l’architetto e titolare del negozio “Casa” di viale Strasburgo non ha provato a reagire ad un eventuale strangolamento. Non c’erano ferite sul suo corpo, a parte quella della stretta mortale al collo. Nessuna ferita o abrasioni che rimandino a una colluttazione.

All’appello mancano ora gli esiti delle rilevazioni sulle tante impronte trovate sul sedile posteriore della macchina e degli esami tossicologici.

Nel frattempo si continua a indagare sul movente. Perché Onorato si sarebbe tolto la vita? Deve essere successo qualcosa che lo ha sconvolto la mattina del tragico gesto.

Poco prima aveva inviato un messaggio audio per tranquillizzare un amico. Avrebbe inviato un suo operaio a sistemargli lo zoccoletto di casa. Non si era dimenticato di farlo, ma era preso da mille impegni.

Il tono di voce era sereno. Nessuna parola di sconforto, nessun segnale di nervosismo. Al contrario un “ci vediamo più tardi” che non faceva presagire il gesto.

Che cosa è accaduto dopo? La risposta potrebbe essere contenuta nel suo cellulare e nel tablet. Onorato, marito dell’eurodeputato Francesca Donato, potrebbe avere ricevuto un messaggio che lo ha sconvolto.

Gli investigatori della sezione Omicidi della squadra mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni, stanno analizzando la memoria dei dispositivi elettronici. Alcuni file erano stati cancellati ma gli agenti li hanno recuperati.

Onorato era minacciato o sotto ricatto di qualcuno? Non si era confidato né con gli amici più cari, né con i familiari.

Solo ad un amico e avvocato, due giorni prima di morire, aveva consegnato una lettera in busta chiusa e scritta a febbraio da far avere alla mogliese mi succede qualcosa”.


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