PALERMO – La tragedia funestò la corsa, ma gli imputati non sono colpevoli di omicidio colposo. Il 21 aprile del 2017 durante la prova speciale “Piano Battaglia 1” della Targa Florio persero la vita il pilota messinese Mauro Amendolia e un commissario di gara, Giuseppe Laganà, originario di Lentini.
La Corte di appello, presieduta da Fernando Sestito, ha confermato l’assoluzione del direttore della manifestazione Marco Cascino, del delegato all’allestimento del percorso Antonio Pochini e dell’Aci (citata come responsabile civile).
È passata la linea difensiva degli avvocati Roberto Tricoli, Massimiliano Miceli, Marco Baroncini e Francesco La Loggia.
Amendolia era al volante di Bmw Mini Cooper. Non aveva le cinture di sicurezza allacciate quando perse il controllo della macchina sull’asfalto bagnato.
Non ha retto l’accusa secondo cui gli imputati avrebbero dovuto vigilare ed accertarsi che venissero rispettate tutte le norme di sicurezza. Compreso la verifica sulle cinture. La figlia della vittima le indossava e si salvò.
Per la morte del commissario di gara, invece, la responsabilità era stata addebitata al solo Amendolia che, perdendo il controllo dell’auto, aveva investito Laganà.