PALERMO – Rientrare al lavoro, dedicarsi in prima persona al proprio figlio, ricorrere a baby-sitter o asili nido sono le scelte che deve compiere una neomamma lavoratrice allo scadere dei mesi di maternità. Se però torni in ufficio insieme al tuo bambino tutto diventa più semplice. E più semplice è stato per Samantha, impiegata amministrativa della Opel Riolo automobili.
La figlia non aveva l’età necessaria per poter andare all’asilo, così è arrivato un gesto d’aiuto. Condividendo con la proprietà la sua voglia di tornare in ufficio, è nata un’idea mai realizzata prima d’ora in azienda: ricominciare gradualmente il lavoro in presenza portando con sé la sua bambina, alternandolo allo smart working per la metà del tempo. Tutto è stato possibile sia per Sveva, una bambina adorabile e tranquilla, sia per gli spazi che lo hanno consentito, avendo predisposto una stanza tutta per loro. “Un modo per affermare lo spirito di una lavoratrice senza rinnegare quello di una madre. Separarsi da un figlio non è facile, sopraggiunge un rapporto di dipendenza misto al senso del dovere. L’idea è quella di rieducare pian piano al lavoro che, in fondo, poi manca” spiega Valentina Ruggieri, responsabile del personale in Opel.
Creare una nuova quotidianità subito dopo il parto non è una cosa facile. “Serve organizzazione – racconta Samantha, che a 33 anni ha avuto la sua prima figlia, Sveva, che adesso ha 5 mesi -. Io ho lavorato per mia scelta fino all’ultimo, per poi godere di tutto il periodo di maternità non appena la bambina fosse nata. Ho sempre vissuto l’ambiente di lavoro come casa, in Riolo ho trovato una piccola famiglia, mi è sempre piaciuta la vita dinamica. Ma ora sono anche una mamma e conciliare le due vite non sempre è facile”.
Come poter essere mamma e al tempo stesso lavoratrice? “La risposta l’ha avuta Iolanda Riolo, ripensando alle sue esperienze personali quando da neomamma anche lei portava con sé i suoi figli – spiega ancora -. Allo scadere della maternità mi ha proposto sia di lavorare in smart working sia di cominciare a lavorare in presenza portando la mia bambina. E così abbiamo fatto. Mi pesava portarla al nido e separarmi da lei per così tanto tempo, mi assalivano i sensi di colpa, ma al tempo stesso non volevo rinunciare a me stessa. Ho sempre fatto il lavoro che mi piace, perché mi gratifica tanto. È difficile dedicarsi alla famiglia e al tempo stesso alla carriera”.
Una maternità inedita, vissuta a 360 gradi col supporto di una famiglia “allargata” di cui fa parte anche il lavoro. “Ho trovato un interlocutore empatico e che ha voluto sperimentare una nuova via che mi permettesse di affermarmi non solo come lavoratrice ma anche come madre – conclude la neomamma -. Non avevo chiesto nulla e mai lo avrei fatto. Lei non solo è una grande imprenditrice, ma ha dimostrato che per esserlo non bisogna mai dimenticare chi si è. Iolanda Riolo è una donna e una mamma che con un semplice gesto ha dimostrato il valore che ha una donna nella sua azienda. Per me è un grande esempio”.