L'omicidio Agostino, il pentito e l'indagine interna di Riina

L’omicidio Agostino, il pentito e l’indagine interna di Riina

Il poliziotto fu ucciso 32 anni fa. Restano dubbi e misteri
L'ANNIVERSARIO
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PALERMO – Trentatré anni fa la mafia uccideva il poliziotto Nino Agostino, la moglie Ida Castelluccio e la bimba che portava in grembo. I killer li attesero davanti al cancello della loro casa a Villagrazia di Carini.

Nel marzo scorso è stato condannato all’ergastolo il boss Nino Madonia. Un altro processo vede ancora imputati il boss Gaetano Scotto e un amico dell’agente ucciso, Francesco Paolo Rizzuto.

All’ultima udienza prima della pausa estiva, il 22 luglio scorso, rispondendo alle domande dell’avvocato di parte civile della famiglia Agostino, Fabio Repici, il pentito Giovan Battista Ferrante ha riferito di alcune riunioni che si sarebbero svolte dentro il “baglio” o ‘vicolo Pipitone’ all’Arenella. Era il covo della famiglia Galatolo, da dove partivano gli squadroni della morte per compiere gli omicidi eccellenti.

“In quel periodo le riunioni si facevano periodicamente”, ha detto Ferrante. Ad una di queste riunioni avrebbe partecipato anche Salvatore Biondino. Quest’ultimo avrebbe detto “che avevano ammazzato questo poliziotto e che si stava cercando di capire cosa era successo, perché e chi era stato. Perché a quanto pare nessuno sapeva chi era stato”.

E così Totò Riina, ha raccontato Ferrante, diede l’ordine di avviare un’indagine interna. Davanti alla Corte d’assise di Palermo, presieduta da Sergio Gulotta, tanti sono stati i “non ricordo” da parte del “soldato” Ferrante, il quale ha negato di aver conosciuto l’imputato Gaetano Scotto.

Scotto, imprenditore edile e costruttore dell’Arenella, è ritenuto il ‘boss dei misteri’. Diversi pentiti lo indicano come il trait d’union fra i vertici di Cosa Nostra e servizi segreti. Relazioni confermate da numerosi pentiti di mafia in altri processi, ma che il collaboratore di giustizia Ferrante “non conosce”.

Scotto è tornato in carcere due anni fa, nell’ambito di un blitz della Dda che ha colpito la famiglia mafiosa dell’Acquasanta. Una volta tornato libero, a gennaio del 2016, Scotto avrebbe ripreso in mano il comando della famiglia mafiosa.


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