Palermo, omicidio Mattarella. Piritore: "Il guanto? Solo confusione"

Omicidio Mattarella, il giallo del guanto. Piritore: “Ho fatto confusione”

L'ex prefetto ha provato a difendersi, ma è finito ai domiciliari per depistaggio

PALERMO – “Io entro in uno stato di confusione e ansia”, ha detto al giudice per le indagini preliminari. Filippo Piritore si è difeso, ma non è bastato. L’ex prefetto qualche giorno fa è stato interrogato dal Gip prima che venisse emessa l’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari. Piritore è indagato per depistaggio.

Il guanto del killer di Mattarella

Ci sarebbe la sua mano dietro la sparizione del guanto di uno dei killer del presidente della Regione Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale capo dello Stato, trovato nella Fiat 127 usata per la fuga dopo l’agguato del 6 gennaio 1980 in viale della Libertà.

“Avrò detto una cosa interpretata male. Mi protesto innocente. Probabilmente ero agitato quando ho detto quelle cose. Non so come è venuto fuori il nome di Lauricella, non so dirlo”, ha detto Piritore durante l’interrogatorio preventivo.

“Non ho occultato nulla”

“Io non ho occultato nulla – ha aggiunto – qualcuno mi avrà detto di procedere in quel modo, forse i miei dirigenti dell’epoca. Io ho fatto solo il mio dovere”.

Nell’inchiesta della Procura di Palermo, che ieri ha portato all’arresto dopo 45 anni, spunta la figura di Bruno Contrada, ex numero tre del Sisde e capo della squadra mobile di Palermo. Contrada intervenne in via Libertà per raccogliere le prime informazioni. Fu lui ad ascoltare il racconto di Irma Chiazzese, la vedova di Mattarella, e del figlio Bernardo.

L’ombra di Contrada

“Ai tempi ero alla sezione rapine, il mio superiore era il dottor Contrada ma non avevo rapporti personali con lui – ha continuato Piritore, allora funzionario della Squadra Mobile di Palermo – Il 6 gennaio (giorno del delitto ndr) sono stato contattato a casa e mi sono recato sul posto dove era stata trovata l’autovettura. Non ricordo chi c’era ma qualcuno era già lì”.

Ai pm nel 2024 e nelle relazioni degli anni scorsi il funzionario aveva detto di aver dato il guanto a un agente della Scientifica, che lo ha smentito, che lo avrebbe dato all’allora pm Piero Grasso che ha sempre dichiarato di non aver mai ricevuto l’oggetto.

Il guanto sarebbe poi stato dato a un altro poliziotto, Lauricella. Ma nessun Lauricella, allora, era in servizio alla Scientifica. E neppure qualcuno che avesse un cognome simile. Ecco perché, secondo i pm di Palermo, Piritore avrebbe mentito. I legali dell’indagato hanno annunciato che faranno ricorso al Tribunale del Riesame.


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