PALERMO – Cade l’aggravante dei futili motivi e all’imputato vengono riconosciute le attenuanti generiche come equivalenti rispetto alle aggravanti.
Ecco perché la Corte di Assise ha condannato Piero Alberto Mulè a 16 anni di carcere per l’omicidio di Paolo La Rosa, avvenuto a Terrasini al culmine di una rissa davanti a una discoteca. Mulè era assistito dall’avvocato Raffaele Bonsignore.
Il procuratore aggiunto Ennio Petrigni e il sostituto Daniele Sansone avevano chiesto l’ergastolo. Subito dopo la lettura del dispositivo nell’aula bunker del carcere Ucciardone si solleva la protesta. Parenti e amici di Paolo urlano “vergogna, vergogna”. Hanno dato vita ad un’associazione che porta il nome del ragazzo. Si sono battuti per avere giustizia e oggi non nascondo l’amarezza.
Fu Mulè ad accoltellare La Rosa, nel febbraio 2020 all’uscita della discoteca “Millenium”, ma ha sempre detto di avere agito per difendersi. Una telecamera riprese gli ultimi istanti di vita del ragazzo.
I familiari di Paolo, che aveva soli 21 anni, erano parte civile con l’assistenza degli avvocati Salvatore Palazzolo e Toni Palazzotto. Parte civile anche i Comune di Cinisi e Terrasini e, circostanza molto rara, gli amici di Paolo che tentarono invano di soccorrerlo, con l’assistenza degli avvocati Paolo Grillo e Gaspare Sassano. A tutti la Corte ha riconosciuto una provvisionale per il risarcimento dei danni.
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La contestazione dei futili motivi, ora venuta meno, aveva impedito all’imputato di accedere al rito abbreviato e allo sconto di pena. Di fatto è ciò che è ora accaduto. Non resta che attendere le motivazioni della sentenza.
Un audio su Whatsapp ricostruì i fatti: “… arrivò sto Paolo La Rosa e andò ad acchiappare subito a Filippo… gli va a dare quattro pugni in faccia a Filippo… ha uscito quel coltello picciotti, gli ha tagliato la giugulare a giro a giro, due coltellate nella pancia”.
Secondo la parte civile, invece, Mulè era solito cercare lo scontro. Era già accaduto altre volte. Ed era armato, cosa che avrebbe dato forza alla tesi dell’azione deliberata e non della rissa finita in tragedia.