Palermo, l'omicidio di Stefano Gaglio ha colpito tutti FOTO

Gli spari contro Stefano hanno colpito il cuore di tutti

Una violenza cieca. Che ha spezzato una vita e sconvolto la città

Così finisce tragicamente, per l’altrui violenza, una vita a Palermo. Un ragazzo, un marito, un padre, sta posteggiando davanti alla farmacia dove lavora. Irrompe il suo assassino gli spara, uccidendolo, per mettere a punto – citiamo la cronaca del nostro Riccardo Lo Versoun “piano di morte”, secondo la definizione del giudice per le indagini preliminari Lorenzo Chiaramonte, un’azione “fredda” e “determinata”.

Non tocca a noi, ovviamente, emettere una sentenza che, comunque, mai potrà ridare ai suoi cari Stefano Gaglio.

Gli spari e il dolore

Gli spari letali per Stefano – un ragazzo voluto bene, un padre, un marito – hanno simbolicamente centrato, per lo choc, il cuore di tutti. Siamo rimasti disarmati davanti all’orrore. Inebetiti.

Questo tremendo delitto, straordinario nella sua esecrabilità, non c’entra niente col contesto cittadino. Si aggiunge, tuttavia, a un senso di soffocamento generale: un clima pesante che tanti palermitani sperimentano quotidianamente.

Palermo è una città che, da decenni, respira a fatica. Avvolta in una cappa di rassegnazione, squarciata da sussulti di spavento. Si unisce nel dolore, si scopre raccolta intorno a un sentimento di cordoglio, quando viene brutalmente percossa. Altrimenti ‘sta a casa sua’, secondo una celebre citazione.

L’unico vero frangente in cui Palermo ha ritrovato il duraturo valore della comunità ha visto la luce con le stragi di mafia del ’92. Troppa era la sofferenza, troppo era l’amore strappato, troppo era tutto. Infine, ognuno, salvo rare eccezioni, ha praticato una strada del ritiro a vita privata, nella forma dell’autodifesa davanti ai gravissimi problemi.

La fine della stagione ribelle

Le tragedie, oggi, vengono vissute in corpi separati e spesso atterriti, senza reti di protezione. La città, nel suo insieme di elaborazione, volontà e speranze collettive, si è come essiccata, dopo una felice stagione ribelle.

I palermitani, auto-esiliati nei loro quartieri, osservano in uno schermo immaginario il susseguirsi degli eventi, la cronaca nera, le notizie del disastro e qualche rado barlume di ottimismo. Ogni impatto è più squassante, nella solitudine. Accade per tutto e per tutti. Il clima pesante, appunto.

Allora, forse, confessare – l’abbiamo sentito nelle parole, nei commenti, nei pensieri – che quei colpi che hanno ammazzato uno e ferito tutti è un sussulto per dire: siamo, comunque, qui, Palermo è vicina a chi sta piangendo. Palermo possiede un’anima generosa e unita, anche se lo dimentica. Palermo, pure questa Palermo, se vuole, non abbandona nessuno.

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