PALERMO – Sentenza ribaltata. Ernesto Butticè, ex dirigente del settore tecnico e sostituto del direttore generale dal 2009 al 2018 dell’Istituto autonomo case popolari, è stato assolto dall’accusa di peculato. La formula applicata dalla Corte di appello presieduta da Claudia Infantino è “perché il fatto non costituisce reato”. In primo grado era stato condannato a due anni.
Il processo verteva sulla liquidazione dei premi in denaro che, secondo l’accusa, sarebbe stata decisa senza programmare gli obiettivi da raggiungere e senza verificare i risultati ottenuti. Si trattava di varie indennità. di posizione organizzativa, di risultato, di produttività collettiva.
Secondo i pm, l’imputato avrebbe liquidato, anche a se stesso, circa di 100 mila euro di premi senza l’elaborazione del “Ciclo di gestione della performance”, un sistema di monitoraggio previsto dalla riforma “Brunetta” per migliorare gli standard qualitativi ed economici dei servizi.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Claudio Gallina Montana, ha fatto emergere – come scrivono i giudici nella motivazione – “che mancava la prova della consapevolezza della illegittimità del riconoscimento di dette indennità e, dunque, della coscienza e volontà di appropriarsi di somme non spettanti”. Non ci fu dolo, dunque.
“Deve osservarsi che il Butticè era un soggetto del tutto estraneo al procedimento previsto per il riconoscimento delle indennità di risultato – scrivono ancora -, non essendo parte né della fase preliminare di individuazione degli obiettivi da raggiungere né di quella successiva di valutazione della performance”. La Corte da disposto la restituzione dei cent mila euro che erano stati confiscati in primo grado all’imputato.