Il pentito della droga: "Patto dei nigeriani con Ballarò e valigie speciali" - Live Sicilia

Il pentito della droga: “Patto dei nigeriani con Ballarò e valigie speciali”

Cosa accade nei mercati storici, a Falsomiele, Brancaccio e piazza Marina
PALERMO-IL VERBALE
di
2 min di lettura

PALERMO – “Noi nigeriani gestiamo l’80 per cento dell’eroina che entra a Palermo, mentre la cocaina solo il 20%”. Inizia così il racconto di Samson Alaye Obas, 38 anni, che ha deciso di collaborare con la giustizia. È stato condannato in appello a 14 anni di carcere. Il suo racconto, reso alla Direzione distrettuale antimafia nei mesi scorsi, conferma la coesistenza di gruppi criminali palermitani e nigeriani. Fanno affari in nome di una piena integrazione criminale.

Eroina e cocaina

L’eroina è la droga dei diseredati. I palermitani non si sporcano le mani con i tossici “perché gli italiani vogliano la cocaina perlata, ‘Crystal white’ si chiama. Quando quella non si trova la chiedono ai nigeriani”. Che trattano una qualità più scadente, “si chiama gessata”. I palermitani lavorano “quella perlata perché è più semplice da trattare per vendere il crack”. C’è un’impennata dei consumi di crack in città, soprattutto fra i giovani. Lo dicono i dati raccolti dagli esperti.

Tema controverso quello dell’inquadramento giuridico delle bande di nigeriani che hanno conquistato spazi nel mercato della droga. In alcuni processi ha retto l’ipotesi dell’esistenza della mafia africana che si muove parallelamente con quella locale. In altri processi l’accusa è caduta in Cassazione. Organizzata o meno sulla scia di quanto accade in Cosa Nostra di sicuro esistono gruppo di africani che dominano in grosse fette dei quartieri popolari della città.

Il neo collaboratore di giustizia parla di “una organizzazione che si chiama ‘Biafra’. Non è un cult, è una organizzazione culturale che offre supporto ai compaesani per vendere la droga“. E ci sono pure i Viking, questi sì riuniti in cult (cellula criminale) che danno “protezione agli Igbo (il più grande gruppo etnico fra i nigeriani) a Palermo. Chi spaccia si rivolge ai Viking per farsi pagare“.

Accordo con i palermitani

I nigeriani restano un passo indietro rispetto ai boss palermitani che gestiscono lo spaccio di droga. Lo dimostrerebbe il passaggio del verbale di Samson Alaye Obas in cui spiega che “prima dobbiamo salvare Ballarò”. Ai pubblici ministeri Gaspare Spedale e Giulia Beux che gli chiedono chiarimenti sul concetto di “salvare”, il neo collaboratore spiega: “C’è un accordo con gli italiani di Ballarò”, quando questi sono a corto di droga vanno riforniti per primi anche a costo di tagliare le forniture ad altre pizze. E sono tante quelle gestite dai nigeriani: “A Palermo gestiamo le piazze di Ballarò, Vucciria, Falsomiele, Brancaccio, piazza Marina”.

“Valigie speciali”

Il collaboratore traccia anche le rotte della droga: “Arriva dall’Africa, dall’Uganda, dalla Tanzania, oppure dall’Olanda o dalla Spagna”. Le prime tappe sono “in Belgio o in Francia“, poi il passaggio in Italia “a Napoli”. Infine “per portare la droga in Sicilia si usano i corrieri”. C’è chi la ingoia e chi la trasporta all’interno di valigie speciali. Qui si innesta un capitolo del verbale interamente omissato. Si parla di “valigie speciali che i cani non la sentono” che farebbero spesso tappa a “Messina”. C’è molto lavoro per la Procura di Palermo.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI