Palermo, "amanti della mia ex moglie": impunito l'uomo dei poster

“Gli amanti della mia ex moglie”, resta impunito l’uomo dei poster

Il poster sul parabrezza di un'auto
Anche questa è Palermo, una città dove è possibile diffamare pubblicamente

PALERMO – I primi poster della vergogna furono trovati all’interno del “Circolo del tennis 2” di Palermo. C’era l’immagine della donna e di 14 uomini, tra cui l’ex marito, e la scritta “gli amanti della mia ex moglie”. Presto si sarebbe capito che una fetta di città era stata tappezzata nella notte del 26 gennaio 2023.

Inchiesta archiviata

Alcuni mesi fa, ma LiveSicilia lo apprende solo oggi, l’inchiesta è stata archiviata. Anche questa è Palermo, una città dove è possibile diffamare pubblicamente e in maniera plateale quindici persone, mettere una donna alla gogna, violare la sua privacy e farla franca.

Non certo per demerito degli investigatori che hanno svolto indagini approfondite. La donna presentò una denuncia, già in passato aveva subito attinti intimidatori e vessatori. Le avevano bruciato la macchina e adesso aveva paura.

I manifesti erano stati lasciati sul parabrezza delle auto parcheggiate anche nelle vie XX Settembre, Sammartino e Dante con la differenza che l’autore arrivò in motocicletta. Anche il marito presentò una denuncia. Non era lui il responsabile. Ben presto i social network furono inondati delle foto dei manifesti. Via via anche gli altri uomini presentarono una denuncia.

Telefoni intercettati

I carabinieri hanno acquisito il traffico telefonico di sei persone, fra cui la donna. Sul telefono della vittima erano arrivati due messaggi con video di natura pornografica e frasi irripetibili. Le utenze da cui erano stati spediti risultavano intestate a soggetti o estranei o addirittura sconosciuti.

Sono stati svolti degli accertamenti anche sulla documentazione utilizzata per l’attivazione delle Sim. Le indagini hanno portato in un magazzino in via delle Pergole o in delle bettole di via Maqueda dove stazionavano esclusivamente extracomunitari.

Alcuni telefoni finirono sotto intercettazione. In alcuni casi emergeva le “ripetuta attenzione” di alcuni uomini nei confronti della donna, ma nulla che potesse portare ad accusarli di essere gli autori delle affissioni.

L’autore ripreso dalle telecamere

L’autore resterà senza volto. Ci sono due video che lo ritraggono. Una telecamera di videosorveglianza filmò l’uomo arrivare davanti Tc2. Era in sella ad uno scooter di colore bianco, quasi certamente un uomo, alto all’incirca un metro e ottanta centimetri. Giubbotto tipo bombe, pantalone grigio di tuta marca Adidas.

Si vedeva arrivare, lanciare i manifesti e allontanarsi velocemente. Probabilmente guidava un Kymco Agility ma la targa non si vedeva. Stessa cosa emergeva dai video delle telecamere di alcuni negozi in via XX Settembre ma le immagini erano ancora meno nitide.

Ad una prima richiesta di archiviazione del maggio 2024 si è opposta la difesa della donna. Contestava l’esistenza di “un progetto criminale feroce che aveva provocato lei un perdurante stato di ansia diretto a diffamarla ignobilmente nell’ambito dei luoghi della stessa frequentata”. Chiedeva di concentrare le indagini in particolare su un paio di persone.

“Indagini complete”

Qualche mese dopo il giudice per le indagini preliminari Ivana Vassallo ha archiviato l’inchiesta, rimarcando “la completezza delle indagini svolte dall’ufficio del pubblico ministero le quali, oltre ad essersi protratte per un arco temporale piuttosto esteso, hanno portato all’esplorazione precisa puntuale e completa dei segmenti investigativi rilevabili ed analizzabili nel caso”.

C’è stato “un atteggiamento di chiusura” da parte di alcune persone sentite, ma non si può andare oltre: “Non è possibile addivenire con certezza all’autore del reato formulando una ipotesi di accusa suscettibile di una previsione ragionevole di condanna”. Il caso è chiuso. L’autore dell’ignobile gesto resterà impunito.


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