Palermo, "le pressioni di Misuraca" e spuntano i servizi segreti

Sanità, le presunti pressioni di Misuraca per l’impresa

C'è un terzo capitolo ancora aperto nell'inchiesta della Procura di Palermo

PALERMO – C’è un terzo capitolo ancora aperto nell’inchiesta sulla sanità siciliana. Un capitolo che include altre e presunte pressioni per pilotare le gare di appalto, giochi di potere e gole profonde.

Sono spuntati pure i servizi segreti, non quelli di cui parlava l’ex manager dell’Asp 6 di Palermo, Antonio Candela (disse di avere creduto di aiutare gli 007). Qualcuno avrebbe fatto sapere che c’erano intercettazioni in corso.

Nell’ordinanza di custodia cautelare sono riportate le parole di Fabio Damiani, ex responsabile della Centrale unica di committenza della Regione siciliana, che ha scelto di collaborare con i magistrati di Palermo.

L’ex manager, la cui scalata al vertice della burocrazia è stata costante, accusa l’ex deputato Dore Misuraca (uomo di Forza Italia, passato al Nuovo centrodestra e approdato al Pd). Parla di pressioni dall’esponente politico per la gara dell’ossigenoterapia “affinché il manager favorisse l’impresa Medicair”.

Le cose sarebbero andate in maniera diversa perché visto che Damiani avrebbe puntato sulla “Vivisol srl”, che poi si aggiudicherà l’appalto da 66 milioni di euro.

Le pressioni dell’ex deputato Misuraca

Il passaggio su Misuraca era già presente negli atti che avevano portato ai primi arresti e poi alle condanne inflitte in primo grado. La sua iscrizione nel registro degli indagati risalirebbe ad allora. Ora il passaggio viene riportato nella nuova ordinanza, segno che gli approfondimenti non sono terminati.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata nei giorni scorsi dal giudice per le indagini preliminari Clelia Maltese, si legge: “Un importante riscontro di quanto riferito da Damiani è stato acquisito dai dispositivi telefonici a lui sequestrati, che contenevano le registrazioni di due conversazioni, databili 9 giugno 2017, intercorse proprio con l’onorevole Misuraca in cui il deputato si legge ancora – effettivamente si poneva nei confronti di Damiani in una posizione di superiorità, rammentando le raccomandazioni favorite all’alto burocrate per i suoi incarichi dirigenziali, e chiedendo in maniera perentoria di favorire l’impresa. Anche in questa occasione si coglie l’atteggiamento di favoritismo di Damiani per Vivisol, che condivide le preoccupazioni rispetto all’aggressione verbale del Misuraca con Manganaro”.

E spuntano i servizi segreti

Altre pressioni, molto più fruttuose, sarebbero state esercitate in merito a un appalto di 12 milioni di euro, bandito dall’Asp 6 di Palermo per la realizzazione e gestione del sistema informativo. A vincere la gara fu la Dedalus Italia, amministrata da Luigi Giannazzo, che avrebbe concordato una tangente del valore di 700mila euro.

In una delle agendine di Salvatore Manganaro, imprenditore agrigentino, riferimento di Damiani e anch’egli pentito, ha appuntato ciò che gli avrebbe riferito Giannazzo. “Di particolare interesse è, poi, il passaggio relativo alla necessità di fermare $$, con altissimo grado di probabilità – annotano gli investigatori – riferito alla necessità di interrompere temporaneamente i passaggi di denaro contante, dovuti al fatto che i servizi avrebbero avvertito Giannazzo di essere sotto intercettazione insieme ad
un nutrito gruppo di persone, ivi compreso un certo Angelo e lo stesso Manganaro Salvatore”.

“Siamo tutti sotto contr. Microspie a casa etc. io, Angelo, tutti”, scriveva Manganaro.


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