Ciccio e Dore, da alfaniani a nemici | Cronaca di una diaspora annunciata - Live Sicilia

Ciccio e Dore, da alfaniani a nemici | Cronaca di una diaspora annunciata

Negli stessi minuti Cascio sul palco di Forza Italia, Misuraca ai piedi di quello del Pd. L’immagine del fallimento del progetto di Alfano.

LA CAMPAGNA ELETTORALE
di
4 min di lettura

PALERMO – Alle undici di un mattino palermitano, Francesco Cascio detto Ciccio saliva sul palco di Forza Italia, mentre Salvatore Misuraca detto Dore era ai piedi di quello del Pd. La strada che lega Mondello al cuore di Palermo racconta la storia di una diaspora. Della fine di un progetto politico. Di un “liberi tutti” che in qualche caso fa rima con “ritorno a casa”, in altri, con una adesione che pochi anni fa sarebbe apparsa solo come una follia.

Eppure, da quei palchi e da quelle platee risuonava la stessa parola: “Coerenza”. Presa e appiccicata su storie simili che prendevano binari opposti. Coerente il ritorno nel centrodestra di chi era stato coordinatore del partito di Alfano. E coerente l’adesione al centrosinistra di chi era stato coordinatore nel partito di Alfano.

La verità è che la fotografia della mattinata palermitana in cui Ciccio parlava sulle note dell’inno di Forza Italia e in cui Dore applaudiva all’intervento di Maria Elena Boschi, consegna alla storia politica recente dell’Isola – e non solo – la fine e il fallimento di un progetto politico. Quello di Angelino Alfano, appunto, che ha gettato la spugna, mentre nessuno dei “suoi” si è sognato di aderire alla colorata lista di Beatrice Lorenzin.

Un progetto, quello di Alfano di fare un nuovo centrodestra che stesse col centrosinistra nell’attesa, perché no, di riavvicinarsi al centrodestra – è successo nelle prime battute della campagna elettorale per le Regionali – dal quale aveva tempestivamente e in tempi non sospetti preso le distanze Renato Schifani. “Avevamo scelto – racconta oggi nella convention di Mondello – un percorso per un nuovo centrodestra e ci siamo ritrovati invece protagonisti involontari di un percorso verso il poltronificio. Quando non ci siamo più riconosciuti in quell’atteggiamento, abbiamo dimostrato che la politica seria esiste ancora e abbiamo scelto di seguire gli ideali. Io – aggiunge – ho anche rinunciato al mio ruolo di presidente di un gruppo parlamentare. La gente cerca la coerenza, non come certi soggetti che hanno preso persino la tessera del Pd tradendo tutta la loro storia”. Riferimento che sembrerebbe calzare a pennello proprio per Dore Misuraca, ex compagno di partito di Schifani passato al Pd e negli stessi minuti seduto in prima fila alla kermesse del Teatro Santa Cecilia organizzata per lanciare la candidatura di Fabio Giambrone. Una scelta, quella di Misuraca, spiegata anche questa come il frutto di una coerenza, l’approdo naturale dopo anni di sostegno ai governi Renzi e Gentiloni.

“Io e Misuraca – ha detto però oggi Cascio – abbiamo preso strade diverse già molto tempo fa. Oggi c’è solo l’ufficializzazione di un percorso che ci ha visti distanti già da tempo. Alle scorse Comunali Misuraca è stato il fautore della fusione della lista di Ap dentro la lista del Pd peraltro mascherata perché Orlando voleva i nostri voti ma si vergognava di chiederli. Lui ha accettato questa mortificazione io ho scelto un’altra strada e ho fatto una lista civica in appoggio a Ferrandelli e ho preso il 7,7%. Alle Regionali – prosegue Cascio – lui ha accettato di camuffarsi ancora in una lista civica che era quella di Micari e che era evidentemente un progetto senza speranza. Io invece, pur non essendo candidato, ho votato Forza Italia che è il partito nel quale sono cresciuto politicamente. Adesso, dopo il mio riscatto giudiziario, ho sentito la necessità di tornare in politica e quindi ho fatto quella che per me è stata la scelta più coerente col mio percorso”.

La coerenza, rieccola. Fare capolino sulla strada del ritorno. Che Cascio ha percorso, insieme a tanti altri, in tempi più o meno recenti e più o meno diversi. Gli ultimi, sono Pino Firrarello e Giovanni La Via. Quest’ultimo, addirittura vicepresidente designato del candidato governatore del Pd e di Orlando, cioè il rettore Fabrizio Micari. Ti saresti aspettato di vedere lui, persino più che Misuraca, ai piedi del palco su cui ragionavano gli sponsor politici di Micari. E invece, pochi giorni fa l’europarlamentare ha annunciato il rientro nel centrodestra, in attesa di decidere “in quale partito”. Il ras di Bronte, invece, torna dopo un travaglio lungo, un rientro che qualche big di Forza Italia aveva preventivato mesi addietro. E a storia di Firrarello, ovviamente, è legata a quella del genero Giuseppe Castiglione, sottosegretario dei governi di centrosinistra e al momento in “pausa di riflessione”. Nel frattempo è tornata nel centrodestra, candidata in collegi settentrionali, Simona Vicari, mentre Marco Forzese a Catania sembra più vicino al movimento del governatore Musumeci e Nino Germanà (che eppure espresse un assessore nella giunta di Crocetta) è candidato per la seconda volta in cinque mesi nelle liste di Forza Italia (dopo le Regionali, le Politiche). Esempi, di una diaspora che va avanti da un po’. Il pellegrinaggio in un senso o nell’altro, sempre sul filo della coerenza, di quelli che furono gli uomini di Angelino Alfano.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI