Palermo, arresti e sequestri: le mani su 700 milioni di appalti

Tangenti e arresti nella Sanità: le mani su 700 milioni di appalti

Mazzette per 700 mila euro. Dieci indagati, uno in carcere, 4 ai domiciliari, 5 obblighi di dimora

PALERMO – Alla fine l’archivio informatico dell’imprenditore agrigentino Salvatore Manganaro è stato decifrato. “Un bordello di progetti”, diceva una voce interna al sistema.

Nella notte la Procura di Palermo e i finanzieri del Comando provinciale hanno scritto il secondo capitolo di “Sorella Sanità”, l’inchiesta sul giro di tangenti per accaparrarsi gli appalti pubblici. Sono cinque le persone arrestate e altrettante quelle raggiunte da una misura cautelare meno afflittivo tra funzionari pubblici, imprenditori e professionisti.

Le mani su appalti per 700 milioni

Una torta da 700 milioni su cui avrebbero messo le mani imprenditori e aziende in combutta con Fabio Damiani. Era quest’ultimo la “sorella” della sanità siciliana. Da anni sempre al vertice: direttore del Dipartimento gestione risorse economico-finanziarie dell’Azienda sanitaria provinciale 6 di Palermo, manager dell’Asp di Trapani, responsabile della Centrale unica di committenza che gestiva gli appalti banditi dalla Regione siciliana. Damiani e il suo imprenditore di riferimento, Manganaro, hanno deciso di aiutare gli investigatori.

Nell’agosto dello scorso anno tutti gli imputati, tranne uno, a cominciare da Damiani sono stati condannati. Il processo in appello è in corso.

Dopo le condanne i nuovi indagati

I nuovi indagati sono dieci. Il procuratore Maurizio De Lucia, l’aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, Andrea Zoppi hanno chiesto e ottenuto l’arresto di cinque persone (una in carcere e quattro ai domiciliari). Altre cinque sono destinatarie di obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. Per tre aziende stop a tempo determinato alla contrattazione con la pubblica amministrazione.

I reati contestati sono corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Mazzette per 700 mila euro

Il gip ha disposto il sequestro di oltre 700.000 euro. A tanto ammonterebbe il prezzo della corruzione. I capitolati di gara sarebbero stato cuciti addosso ad alcuni imprenditori, disposti a pagare le mazzette.

Alcuni appalti sono stati controllati, su altri hanno provato a mettere le mani. E sono tutti appalti milionari: gestione e manutenzione del sistema informativo dell’Asp 6 di Palermo (valore 12,4 milioni di euro), fornitura di apparecchiature elettromedicali per conto dell”Asp di Palermo e della Regione siciliana (220 milioni di euro), servizi di pulizia in ambito sanitario all’Asp di Enna (227,6 milioni), servizio di ossigenoterapia domiciliare per le aziende sanitarie del bacino occidentale della Sicilia (66,4 milioni di euro), assistenza domiciliare respiratoria per la Sicilia orientale (140,7 milioni di euro).

Soldi in contanti, la promessa dell’1 per cento sul totale dei lavori, ma anche soggiorni in hotel di lusso (9 mila euro per soggiornare a Como, tanto ha speso una volta Damiani). Le mazzette oliavano il sistema. Ad un certo punto sia Manganaro che Damiani, come svelato da Livesicilia, hanno deciso di collaborare con i finanzieri del comando provinciale di Palermo e del Nucleo di polizia economico-finanziaria, guidati dal generale Domenico Napolitano e dal colonnello Gianluca Angelini.



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