PALERMO – Trovare una via d’uscita e farlo in fretta, anche per non bloccare il bilancio consuntivo che arriverà a fine mese. La querelle sulla Prima commissione del consiglio comunale di Palermo continua a regalare colpi di scena con tanto di diffide, annunciate azioni legali e liti fra i partiti che stanno animando gli ultimi scorci dei lavori d’Aula prima della pausa estiva, in una città distratta dagli incendi e dal pericolo diossina. Una vicenda che all’inizio sembrava quasi secondaria, derubricata a bisticcio fra consiglieri, ma che si è trasformata in un vicolo cieco da cui ora è difficile uscire.
Dimissioni di massa
Le dimissioni dei componenti di maggioranza della commissione, ossia il presidente Giuseppe Milazzo e i consiglieri Domenico Bonanno, Gianluca Inzerillo e Salvo Di Maggio, arrivate a sorpresa un minuto dopo l’approvazione del previsionale, sarebbero dovute servire a silurare i tre rappresentanti delle opposizioni e in particolare Ugo Forello, vera spina nel fianco del centrodestra durante il dibattito sulla manovra, specie per l’opposizione al fondo per le spese del consiglio.
Peccato che non esista una norma ad hoc per casi del genere che a Palermo non si erano mai verificati. Il segretario generale, Raimondo Liotta, interpellato ha scritto che, secondo la sua interpretazione, la commissione è da considerarsi decaduta; il problema è sorto quando è spuntato un altro parere, rilasciato dal ministero dell’Interno nel 2010 e riferito a un altro ente locale, secondo cui invece non si applica la decadenza ma la surroga.
La diffida
Apriti cielo: il gruppo Oso è salito sulle barricate e anche Carmelo Miceli, indicato originariamente dal Pd ma ora al Misto, ha iniziato a tuonare argomentando che la decadenza non è possibile, visto che nessuno l’avrebbe mai ufficialmente dichiarata, e chiedendo che i tre delle minoranze restino al loro posto sostituendo semmai quelli di centrodestra. Forello, da vicepresidente, ha intanto convocato in “autonomia” la commissione per 17 giorni e da capogruppo, insieme a Giulia Argiroffi, ha inviato una formale diffida a Tantillo e Liotta. “Si tratta di un fatto gravissimo e senza precedenti che non può essere avallato – scrivono i due consiglieri – altrimenti si attribuirebbero spropositati poteri alla maggioranza”. La tesi di Oso è che il quorum per la commissione non sia di quattro componenti, ma di tre; che non si possano mettere sullo stesso piano le dimissoni di massa in consiglio con quelle in commissione, perché la maggioranza potrebbe farle decadere a proprio piacimento; che finché la Presidenza del consiglio non si esprimerà, la commissione non potrà ritenersi decaduta. E per sostenere la linea si citano sentenze e precedenti, si suggerisce di chiedere un parere pro veritate all’Avvocatura e al Viminale concludendo con una diffida rivolta a Liotta e Tantillo e l’annuncio di eventuali azioni legali.
La parola alla Presidenza
Il consiglio ha così chiesto un secondo parere a Liotta che ieri ha citato un altro orientamento del Viminale (stavolta del 3 aprile scorso) per il quale invece non si può andare avanti; dal momento che tra decadenza e surroga non deriverebbero “effetti sostanzialmente diversi”, l’ultima parola, anzi l’interpretazione autentica, spetta alla Presidenza. “Tra venerdì e lunedì convocherò l’ufficio di Presidenza – dice Tantillo a Livesicilia – che si assumerà il compito di fornire un’interpretazione sulla vicenda. Ovviamente terremo conto dei pareri del segretario, secondo cui la commissione è decaduta”. Ma al di là della questione in sé, la vicenda tiene col fiato sospeso tutto il consiglio comunale. Quella del Bilancio, infatti, è la più importante commissione consiliare e se non si riunirà non potrà esprimere pareri sui debiti e sulle delibere, specie sul consuntivo che dovrebbe arrivare a fine agosto e dalla cui approvazione passa la capacità di spesa del Comune di svariati milioni. Non è un caso che nel centrodestra qualcuno abbia già invocato l’intervento del sindaco che si sarebbe detto disponibile a una riunione di maggioranza, pur di trovare una soluzione che consenta di superare l’impasse.