PALERMO – Ottantamila euro, metà trovati nella casa di Totò Cuffaro a Palermo e metà nella tenuta di San Michele di Ganzaria nel Catanese.
I carabinieri del Ros hanno sequestrato il denaro il giorno in cui hanno bussato alla porta del politico con un mandato di perquisizione firmato dalla Procura di Palermo e il contestuale avviso di interrogatorio preventivo davanti al giudice per le indagini preliminari. Cuffaro rischia di finire agli arresti domiciliari.
Cuffaro e i soldi rovinati
C’è un giallo perché una buona parte del denaro era in cattivo stato di conservazione. Le banconote erano strappate e inumidite.
Nell’abitazione di viale Francesco Scaduto, a Palermo, c’erano due casseforti e un mobile blindato. Contenevano 75 banconote usurate da 100 euro ciascuna e due strappate dello stesso taglio, dentro una busta gialla. Per un totale di 7.700 euro.
Poi altri 8.800, 4.140 e 2.300 in banconote da 50 e 20 euro. Cinquemila euro in banconote da 100, 5.150 in banconote da 50, una banconota da 200 euro e 4 da 100, più una da 50. I soldi erano avvolti in documenti di trasporto dell’azienda agricola intestata alla moglie, Giacoma Chiarelli. Ed ancora: 2.065 euro avvolti in fogli di ricevute e altri 2.200 euro trovati in camera da letto.
La casa è quella dove sono state registrate molte delle intercettazioni confluite nell’inchiesta che coinvolge 18 indagati in tutto.
I soldi nella tenuta agricola
Il resto del denaro finito sotto sequestro è stato trovato a San Michele di Ganzaria, probabilmente nascosto nell’intercapedine di un mobile. La tenuta è balzata agli onori della cronaca perché è il luogo dove il 19 luglio scorso fu organizzato il banchetto per le nozze del figlio di Cuffaro. C’erano duemila invitati. Non mancarono le polemiche per la concomitanza con l’anniversario della strage di via D’Amelio del 1992.
I soldi sono stati sequestrati, ma è inevitabile che gli avvocati di Cuffaro – Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano – faranno ricorso per ottenere la restituzione. La Procura, infatti, dovrà dimostrare il collegamento della somma di denaro con le ipotesi di reato che vengono contestate al segretario nazionale della Democrazia Cristiana. Potrebbero essere somme collegate all’attività dell’impresa agricola.
E poi ci sono le banconote segnate dall’incuria che avrebbero potuto essere cambiate alla Banca d’Italia. Ed invece sono rimasta a casa Cuffaro chissà da quanto tempo.
Intanto oggi sono iniziati i primi interrogatori preventivi dei 18 indagati. C’è chi nega, chi ha chiarito e chi avrebbe fatto delle prime ammissioni.
Gli avvocati: “Somme che non hanno pertinenza con i fatti oggetto di contestazione”
Gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano, difensori del dott. Cuffaro – precisano -, in relazione alle notizie di stampa riguardanti il sequestro di somme di denaro nei confronti del proprio assistito precisano che, fatta eccezione per l’importo di circa 30mila euro relativo alla vendita di prodotti agricoli regolarmente fatturati, la parte restante attiene a banconote oltremodo datate, usurate e inutilizzabili. Si tratta di somme che non hanno alcuna pertinenza con i fatti oggetto di contestazione.

