PALEMO – Si è dileguato, portandosi dietro la speranza di conoscere la verità sulla scomparsa di Andrea Taormina. Lo skipper di Capaci è sparito nel nulla lo scorso settembre con la sua barca a vela, “La Malandrina”, durante una traversata fra San Vito Lo Capo e Balestrate.
Si era fatto avanti un testimone, qualcuno che sosteneva di potere aiutare la famiglia a rintracciare il cinquantenne in Tunisia. Dopo un iniziale approccio, il nulla. Dunque, quello di Taormina sarebbe stato un allontanamento volontario.
Sul caso sono state aperte due inchieste. Una a Trapani, che è stata archiviata, e un’altra a Palermo ancora aperta. L’esito potrebbe essere legato al testimone che ha preferito defilarsi. La speranza di rintracciarlo non è perduta.
Nei mesi scorsi i resti di una barca a vela erano stati trovati al largo di Castellammare del Golfo, localizzati nella zona coperta dalla cella a cui si era agganciato per l’ultima volta il telefonino di Taormina: si trattava di un copri-salvagente, un parabordo e una scaletta. Si pensava che fossero della barca dello skipper.
I primi due sono attrezzi comuni a tante altre imbarcazioni. La scaletta recuperata in mare era di plastica bianca, mentre il Malandrina ne ha una in legno.
La pista più concreta porterebbe in Tunisia. È qui che nei mesi precedenti alla scomparsa Taormina si era recato cinque volte. Nel paese africano aveva interessi e contatti. Uno di questi si era pure fatto avanti, poi si è defilato.