PALERMO – C’è voluto tempo, ma gli investigatori sono certi di avere identificato i destinatari dei soldi raccolti dal boss di Pagliarelli Giuseppe Calvaruso.
Soldi del pizzo, sostiene la Procura di Palermo, in parte investiti in Brasile e in parte girati alle famiglie di alcuni pezzi grossi del mandamento detenuti da anni. Calvaruso si sarebbe fatto in quattro per aiutare volti noti della mafia.
Gente sepolta all’ergastolo e altra che fra qualche anno sarà scarcerata per fine pena. La catena di solidarietà non si deve spezzare, ne vale della sopravvivenza dell’organizzazione mafiosa.
I conti del pizzo
“Quindi sono 8 per 10 mila fanno 80 mila entro venerdì ma domani voglio quelli di suo fratello”, diceva Calvaruso al suo fidato braccio destro Giovanni Caruso. Il riferimento sarebbe stato alla vendita di alcuni magazzini in via Altofonte per i quali il mafioso, condannato con sentenza definitiva e tornato in carcere dopo avere scontato una lunga condanna, ammetteva di essersi speso.
Ecco chi avrebbe pagato
“Sono dovuto intervenire per farvi chiudere l’affare e farvi levare tutta la concorrenza che c’era”, spiegava riferendosi agli acquirenti. “Nando”, “fratello”, “Serena”, “Polliere”, “Quello del bar”, “Edicola” ed altri ancora non avevano capito “se non mi danno i soldi quello che gli combino”. Saranno presto convocati per spiegare il contenuto delle intercettazioni.
In un passaggio Calvaruso era ancora più esplicito: “Se qualcuno si permette a volere fare l’atto senza averci saldato non fatelo salire sopra dal notaio e mettigli il revolver in bocca”. I soldi dovevano essere in qualche modo consegnati ad un’intermediaria identificata in Anna Maria Simoncini, finita agli arresti domiciliari.
È la madre di Giuseppe Bruno, considerato socio di Calvaruso negli affari in Brasile dove si era trasferito nel 2016. Sia Calvaruso che Bruno sono stati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare cautelare in cui c”è traccia della ricarica su una PostePay del mafioso di Pagliarelli eseguita da Simoncini in un ufficio postale a Bagheria.
Chi riceve i soldi
Nelle conversazioni fra Calvaruso e Caruso si faceva riferimento ai soldi da fare avere a “carrelli” (identificato in Giovanni Cancemi), “manicomio” (sarebbe Salvatore Sorrentino), “genero” (Massimiliano Perrone), “Mercedes” (Vincenzo Cancemi). A ciascuno bisognava fare avere mille euro.
Più alta, 5 mila euro, la cifra per “zio grande”: il capomafia ergastolano Nino Rotolo. Non quantificata la cifra destinata a Gianni Nicchi, che di Rotolo è stato il figlioccio, e al padre Luigi, condannato al carcere a vita.
Ci sono poi i nomi delle persone a cui sarebbero stati consegnati i soldi. Alcune sono note come “sigaro” (sarebbe Francesco Anatelli) e “tabacchi” (Giuseppe Bellino”). Su altre invece, come “supermercato” non c’è certezza. Certo, invece, è l’impegno di Calvaruso per incassare il denaro.