Palermo, stallo sulle nomine: chi sale e chi scende

Palermo, stallo sulle nomine: dal Massimo all’Amap, ‘tutti contro tutti’

Il confronto serrato, mentre il tempo incalza
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PALERMO – Il fronte più recente, in ordine di tempo, è quello dell’Amap, la società partecipata che si occupa del servizio idrico in più di 50 comuni dell’area metropolitana, ma sono tante le poltrone ad agitare i sonni del centrodestra a Palermo.

Da settimane, infatti, la coalizione che a Palazzo Comitini (nella foto) sostiene il sindaco Roberto Lagalla è alle prese col difficile puzzle delle nomine di sottogoverno o, almeno, di quelle rimaste fuori dalla fase immediatamente post-elettorale.

Centrodestra in subbuglio

Scadenze che arrivano in un momento che non è tra i più sereni per i partiti di governo: all’Ars infuria la battaglia sul ritorno delle elezioni provinciali, mentre non è ancora chiaro che effetti avrà l’annunciata alleanza tra l’Mpa di Raffaele Lombardo, Gianfranco Micciché e il sindaco Lagalla.

L’ex rettore ha fatto capolino alla convention azzurra di Santa Flavia che ha riunito nel Palermitano i big forzisti, in primis il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

A Lagalla tocca il difficile compito di barcamenarsi tra le richieste degli alleati che attendono ancora la verifica di maggioranza chiesta dopo lo scontro con Renato Schifani: una partita, quella del rimpasto, rimandata a fine anno ma che inevitabilmente si incastra con le trattative sul sottogoverno.

Teatro Massimo, prova di forza

La pratica che sembrava ormai archiviata, ma che è ancora di fatto aperta, riguarda la poltrona di sovrintendente del Teatro Massimo. L’accordo tra Lagalla e Schifani al momento terrebbe e prevederebbe la riconferma dell’uscente Marco Betta.

La bufera politica che ha coinvolto il dicastero ha però rallentato le procedure, lasciando, appunto, la situazione ancora aperta. Il sindaco, tuttavia, non sembra disposto a cedere e potrebbe, statuto alla mano, provare la forzatura: la nomina del sovrintendente è sì ministeriale, ma su proposta del consiglio di indirizzo dove, su cinque componenti, solo uno è direttamente nominato da Roma.

Al Biondo verso la nomina

I giochi sembrano fatti invece al Teatro Biondo, dove Fratelli d’Italia potrebbe incassare la nomina dell’attore Valerio Santoro, sinora favorito. I meloniani, che sul Massimo hanno deciso di non mettersi di traverso (anche per i buoni uffici della parte più dialogante del partito), conquisterebbero così la guida dello Stabile battendo la concorrenza degli alleati.

All’Orchestra sinfonica siciliana, invece, il commissariamento potrebbe durare ancora qualche mese per completare le stabilizzazioni: per le nomine bisognerà attendere quindi l’inizio del prossimo anno.

Su Gesap ancora scintille

Il cda della Gesap si riunirà la prossima settimana ma, a sorpresa, nell’ordine del giorno non figura la nomina del nuovo amministratore delegato. Palazzo d’Orleans ha chiesto esplicitamente la conferma di Vito Riggio (avvistato alla kermesse azzurra di Santa Flavia) ma l’iter non è ancora andato in porto.

Lagalla, che nella duplice veste di sindaco e sindaco metropolitano detiene la maggioranza, si sarebbe affrettato a smentire qualsiasi responsabilità anche per evitare nuove frizioni col governo regionale. Gli sguardi si sono quindi appuntati sui meloniani, per niente contenti di come sta procedendo la trattativa su Amap, che però a loro volta negano di avere un ruolo nella vicenda.

Amap, scontro aperto

La partecipata che sta gestendo l’emergenza idrica nel capoluogo è ancora in mano al collegio sindacale, anche se l’obiettivo è arrivare a una nomina al massimo entro il prossimo 8 novembre quando si riunirà l’assemblea dei soci.

L’accordo del 2022 prevedeva che la guida toccasse a Fratelli d’Italia, ma il problema, adesso, è decidere se mantenere un amministratore unico o optare per un consiglio di amministrazione. Forza Italia e nuova Dc spingono per la seconda ipotesi, ambendo tutti e due a esprimere il vicepresidente, visto che il terzo nome sarebbe appannaggio dei soci minori.

Una proposta che il sindaco non disdegnerebbe ma che ha trovato il muro di Fdi, restii a depotenziare un proprio rappresentante. Il punto è che nel partito non mancano le tensioni su chi dovrà guidare l’azienda: la candidatura di Antonio Tomaselli, vicino all’assessore regionale Francesco Scarpinato, non troverebbe condivisione tra le correnti di Fdi e quindi non è escluso che si arrivi a un altro nome. Lagalla ha chiesto un profilo di alto livello e adesso toccherà agli uomini della premier trovarne uno condiviso in meno di due settimane.

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