La foto agghiacciante prima dello stupro: "Un pugno nello stomaco"

La foto agghiacciante prima dello stupro: “Un pugno nello stomaco”

La violenza di gruppo, le accuse e quell'immagine che sconvolge.

La foto prima dello stupro offre l’impatto della ferocia che sarebbe arrivata poco dopo, secondo le indagini. Una cupezza da film horror, ma si tratta di cronaca. Al centro, protetta dai pixel, la vittima della violenza che ha sconvolto Palermo. Intorno, i presunti violentatori, il branco che guarda una ragazza inerme, ridotta al ruolo di preda. Un’immagine che picchia duro, che sconvolge più di ogni parola che si possa scrivere o pensare. Ma è necessario provare a tradurla in linguaggio, chiamare l’orrore con il suo nome, per conoscerlo e combatterlo.

Interrogarsi sulle famiglie

“La riflessione profonda – dice l’assessore alle Attività sociali, Rosi Pennino – andrebbe fatta sulle famiglie dei ragazzi coinvolti, sulla capacità educativa delle famiglie in generale e sulla nostra generazione di genitori. Da madre, se solo mi sfiorasse l’idea di avere un figlio protagonista d cose simili, mi interrogherei per il resto della mia vita. Io non condanno i padri e le madri, ma penso che, tutti, dovremmo porci delle domande”.

Un pugno nello stomaco

“In troppe storie criminali di questo tempo la donna è la preda – dice Giorgia Butera, che si occupa di donne che subiscono violenza con la sua associazione ‘Mete Onlus’ -. A prescindere dal caso specifico, che non conosco direttamente, ci sono tanti elementi che si mischiano. C’è una certa movida negativa che moltiplica le condizioni di fragilità e di deresponsabilizzazione. C’è una brutalità trasversale che non c’entra con le classi sociali e con la cultura d’appartenenza. C’è la mentalità perversa del branco. Quella foto è un pugno nello stomaco”.

Cosa c’è in quella foto

“Sono rimasta colpita da quella foto, proviamo ad analizzarla – dice una psichiatra che preferisce la riservatezza, trattando vicende molto delicate -. I soggetti veri sono due: la vittima, la ragazza, presa in mezzo, e il branco. Non esistono gli individui, c’è il branco. Non mi interessa indagare sui singoli, perché non ci sono, essendo confusi nella massa. Non entro nel merito di una storia che andrà approfondita, ma lo stupro di gruppo è l’atto maschilistico per eccellenza, nel senso più atroce del termine”.

“C’è un ripetersi di cliché terribili su cui dovremmo riflettere – dice il professore Daniele La Barbera, psichiatra e docente universitario -. Un video dello stupro, per citare un esempio drammatico e ricorrente, accentua la carica del potere malefico avvertito da chi compie queste azioni spregevoli che, al tempo stesso, si sente deresponsabilizzato, come se l’elemento mediatico affievolisse la consapevolezza”. E c’è quella foto che già racconta tutto. Tira in faccia a chi la osserva il peggio, più che descriverlo. La guardi, con sgomento, ed è come se ascoltassi le grida che, al culmine della violenza, nessuno ha ascoltato.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI