PALERMO- Chissà com’è stata la vita di Alì, clochard pakistano di ottantasette anni, trovato morto oggi pomeriggio a Palermo, in corso Vittorio Emanuele, a due passi dall’istituto nautico. Giuseppe Mattina, l’assessore alle Attività Sociali che non lesina impegno sul fronte del disagio, è arrivato subito sul posto. Il Comune si è fatto carico della sepoltura.
Voleva essere libero Alì, e – secondo le informazioni dell’assessorato – restava qualche tempo in un dormitorio e poi andava via. Solo quando stava male accettava il ricovero. Un po’ come Vicè delle Poste che salì sull’ambulanza una volta sola e guardò le stelle. Ma era già l’ultima notte.
Consuelo Lupo, volontaria della Comunità di Sant’Egidio, una delle anime generose che girano di notte a Palermo, racconta: “Ricordo i suoi capelli bianchi, il suo sorriso e la sua mitezza. Era sempre cortese. Non era mai prepotente, né arrogante, non pretendeva mai. Era educato e perbene. Non diceva quasi nulla della sua esistenza, del viaggio che l’aveva condotto qui. Ci mancherà molto la sua umanità”.
Grande è il mistero degli uomini che dormono e talvolta muoiono sotto le stelle. Certe volte rifiutano il riparo ed è impossibile ricoverarli. Alcuni sono separati che hanno alle spalle una serenità in frantumi. Altri, invece, entrano nel circuito della crisi: perdono la casa, perdono il lavoro e perdono tutto. Altri ancora provengono da cammini che nessuno sa e hanno troppi cocci rotti dentro.
Palermo ha uno sguardo intermittente per coloro che chiama ‘gli ultimi’. Se ne accorge troppo tardi e magari c’è chi scopre il gusto della polemica fine a se stessa. In realtà una forma di assistenza esiste e funziona. E tante sono le anime generose che girano, di notte, per riscattare l’ignavia di tutti.